Covid, in clinica a 94 anni, senza dose: "Ora vaccinate la zia"

Centro vaccini a pochi metri di distanza ma per la donna, malata di Alzheimer, manca l’ok

Antonella Checchi, una delle nipoti da giorni alle prese con la burocrazia

Antonella Checchi, una delle nipoti da giorni alle prese con la burocrazia

Milano, 11 aprile 2021 - Un rimpallo fra ospedale, centro vaccinale, call center e medico di base. Telefonate a vuoto, porte chiuse, ritardi che si accumulano e preoccupazione dei familiari per il rischio di un contagio che potrebbe essere fatale. Il risultato è una donna di 94 anni, affetta dal morbo di Alzheimer che l’ha resa invalida al 100%, ricoverata in ospedale a Saronno per la rottura del femore dopo una caduta in casa e ancora senza vaccino, nonostante la campagna in Lombardia stia proseguendo per fasce d’età più basse della sua. Lo scorso 26 marzo avevamo raccontato l’odissea vissuta dai familiari della donna, Battistina Borghi, e di altri anziani non autosufficienti. Ora la situazione per lei si è aggravata, perché nel frattempo è stata ricoverata in ospedale. E non si sa neanche quando potrà ricevere la prima dose. "Nostra zia, che vive a Gerenzano, in provincia di Varese, è stata iscritta alle liste a febbraio attraverso il medico di base, perché per le sue condizioni ha necessità di essere vaccinata a domicilio", racconta la nipote, Antonella Checchi. "Sono passati i giorni e le settimane ma non è stata vaccinata – prosegue – perché il medico ci ha detto che non arrivavano le dosi". Il 30 marzo la 94enne è stata ricoverata all’ospedale di Saronno dopo una caduta in casa: i rischi, per una persona che ha vissuto la pendemia sempre tra quattro mura, in compagnia della badante (anche lei non vaccinata), si sono moltiplicati. L’intervento al femore fratturato è andato bene. Le sue condizioni fisiche sono buone, compatibilmente con l’età. Il problema è legato alla vaccinazione, mentre i familiari stanno vivendo una situazione kafkiana. Per ricevere la dose, infatti, basterebbe scendere di pochi piani, resi però una distanza infinita dalla burocrazia. "Un centro vaccinale di Saronno si trova proprio nell’ospedale – spiega Antonella Checchi –. L’ospedale dice che la vaccinazione non è di sua competenza, mentre il centro sostiene di non poter vaccinare senza aver prima ricevuto il suo nominativo in lista. Abbiamo riscontrato gentilezza e comprensione del problema, ma la soluzione non è arrivata. Così, nonostante mia zia fosse già iscritta tramite il medico di base, sabato abbiamo provato a iscriverla una seconda volta con il sistema delle Poste. Aspettiamo che ci chiamino, anche se l’ideale sarebbe ottenere la vaccinazione direttamente in reparto". Porte chiuse e rimpalli di responsabilità che lasciano una 94enne senza protezioni, mentre già da tempo dipendenti delle università trentenni, magari in smart working da un anno, hanno ricevuto la loro dose.  

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