Urla, musica, coca rosa: 10 interventi in 5 anni

Dalla casa in via Santa Maria Valle all’attico in Santa Maria Beltrade. Le forze dell’ordine spesso. chiamate per gli schiamazzi

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di Nicola Palma

e Marianna Vazzana

Festini con musica a palla e voci ininterrotte nel cuore della notte. La dolce vita del re delle start up Alberto Genovese affonda le sue radici lontano, almeno a 11 anni fa, quando abitava nel palazzo signorile di via Santa Maria Valle 1 che si trova a pochi passi da piazza Santa Maria Beltrade, dove c’è l’attico con vista Duomo che è diventato prigione per una diciottenne violentata tra quelle mura il 10 ottobre. Nell’arco degli ultimi 5 anni si contano almeno dieci interventi delle forze dell’ordine chiamate più volte "per schiamazzi", come risulta al Giorno incrociando le informazioni raccolte tra i residenti e contenute negli esposti presentati.

La prima traccia risale al 2009 e la seconda al 2015: sono gli anni dei due esposti scritti dall’amministratore di condominio di via Santa Maria Valle 1 che chiedeva aiuto, appunto, per schiamazzi notturni. E a ottobre e a novembre di 5 anni fa sono intervenute le Volanti nell’appartamento di Genovese, che allora viveva al quarto piano di via Santa Maria Valle. Le acque sembravano essersi poi placate ma è stata solo una parentesi, perché nell’estate del 2017 è arrivata una nuova pioggia di lamentele dai vicini che ha costretto l’amministratore a segnalare la stessa situazione del 2015. Poi Genovese, forse anche per via delle tensioni che si erano create a causa dei continui party nel condominio, si è spostato nella casa di Santa Maria Beltrade, sempre nella zona di via Torino, in pieno centro, ma il copione si è ripetuto identico: a settembre del 2017, primo esposto per "schiamazzi al sesto piano", quello di casa sua. E in un’occasione, in quello stesso periodo, era intervenuta la polizia, così come a maggio del 2018 per lo stesso motivo.

In altre notti particolarmente "rumorose", a bussare alla porta si erano presentati i carabinieri, sempre dopo la richiesta di vicini esasperati che componevano il 112 come ultima speranza. Lo stesso scenario del 10 ottobre, la notte del festino conclusosi con lo stupro, quando per due volte la polizia è entrata in azione per i rumori. In quella circostanza, ad allertare le forze dell’ordine erano stati due abitanti diversi, stremati dal chiasso: uno di loro è Roberto Bolle, l’étoile della Scala. La musica assordante e le urla impedivano di riposare, come anche tutte le volte precedenti. L’imprenditore è poi stato fermato nella notte tra venerdì 6 e sabato 7 novembre finendo in cella con l’accusa di aver violentato una diciottenne dopo averla drogata proprio nel suo attico. Come emerso dalle indagini della Squadra mobile, la ragazza è stata costretta da Genovese a subire ripetuti abusi per ore in una stanza a cui un bodyguard impediva l’accesso anche all’amica che chiedeva di lei. Ora la polizia sta analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza interne all’appartamento, per poter ricostruire tutti i festini avvenuti, e continua ad ascoltare i testimoni.

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