Una rivoluzione per la medicina territoriale

Giovanni

Fattore*

A seguito delle critiche ricevute da Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, la Regione Lombardia ha approvato un riforma a fine 2021. Senza abbandonare l’impostazione del suo modello originale, che insiste sulla parità tra pubblico e privato, la riforma punta a potenziare l’assistenza territoriale, in linea con il Piano di Ripresa e Resilienza. È un obiettivo importante che potrebbe rilanciare un sistema che si è sviluppato principalmente sull’assistenza ospedaliera. Le profonde mutazioni epidemiologiche e demografiche (l’aumento della vita attesa, l’invecchiamento della popolazione e i bassi tassi di fertilità) e della struttura sociale (nuclei di persone che vivono sole e dispersione territoriale delle famiglie) richiedono nuovi modelli di assistenza, centrati sulla segmentazione dell’utenza e sulla presa in carico dei pazienti cronici e più fragili. Un quadro che richiede un cambiamento radicale di un sistema che tende ad essere basato sulla gestione delle acuzie nelle strutture ospedaliere, in cui l’assistenza di comunità ha avuto un ruolo nettamente secondario. La nuova riforma lombarda è chiara ma lascia ampi spazi di indeterminatezza da risolvere sul piano attuativo. Ed è qui la cartina di tornasole. Il potenziamento dell’assistenza territoriale ha bisogno di una medicina di base profondamente rinnovata nella direzione della concentrazione dei professionisti, spazi meno angusti e più accoglienti e un minimo di tecnologie sanitarie. Necessita inoltre il potenziamento dei servizi di telemedicina tramite lo sviluppo delle Cot (Centrali Operative Territoriali). Fondamentale poi è l’attivazione, non la semplice costruzione edilizia prevista dal Pnrr, delle case della salute, strutture fisiche territoriali di riferimento per una popolazione di circa 50.000 abitanti e degli ospedali di comunità, presidi territoriali con posti letto e finalizzati a ricoveri brevi per pazienti fragili. Infine, e si tratta di un tema più complesso, che riporta anche al livello politico, vi è la decisione di aprire o meno al settore privato, già ampiamente presente nell’offerta ospedaliera e specialistica. È su questa fase attuativa che si giocherà la partita più importante della sanità lombarda nei prossimi anni, forte sul fronte ospedaliero, ma rimasta indietro rispetto ad altre regioni su quello dell’assistenza territoriale.

* Università Bocconi

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