"Una perquisizione di dubbia correttezza"

Inchiesta Diasorin, la Finanza acquisisce le chat nei cellulari di Fontana, Martinelli e Gallera. Il legale del governatore: valutiamo se fare ricorso

Attilio Fontana

Attilio Fontana

di Giambattista Anastasio

Non ci sta, Attilio Fontana. Il governatore lombardo è rimasto perplesso di fronte alle modalità con le quali la procura di Pavia ha dato mandato ai militari della Guardia di Finanza di fare una copia delle conversazioni contenute nel suo telefonino. Con questo obiettivo le Fiamme Gialle, ieri mattina, si sono presentate direttamente a casa del presidente della Regione Lombardia. Un’operazione che rientra nell’ambito delle indagini condotte dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal pm Paolo Mazza sull’affidamento diretto alla Diasorin di 500mila test sierologici, per un valore di 2 milioni di euro, da parte del Policlinico San Matteo. Al momento sono 8 gli indagati per peculato e turbata scelta del libero contraente, tra loro ci sono il presidente, il direttore generale ed il direttore scientifico della Fondazione Ircss San Matteo di Pavia, il responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare dello stesso istituto e l’amministratore delegato di Diasorin.

La Guardia di Finanza, ieri, ha fatto una copia anche delle conversazioni conservate nei cellulari di Giulia Martinelli, capo della segreteria di Fontana ed ex compagna del segretario della Lega, Matteo Salvini, e dell’assessore forzista al Welfare, Giulio Gallera. Nessuno dei tre risulta indagato, al momento. Non è stato Fontana a palesare perplessità nei confronti delle modalità con le quali è avvenuta la perquisizione di ieri, ma è stato Jacopo Pensa a farlo, il suo legale. E lo ha fatto con una nota diramata nella prima serata di ieri e ovviamente concordata con il governatore. Meglio leggerla.

"Il presidente Fontana non è indagato – assicura l’avvocato – e ha subito una perquisizione presso terzi. Non è gli stato sequestrato nulla, è stata effettuata copia del contenuto del cellulare. È grave, però, il fatto che la perquisizione sia avvenuta con modalità non pertinenti alle finalità dell’operazione, con un decreto non circostanziato ma applicabile a chiunque, con evidenti criticità di carettere costituzionale vista la ovvia presenza di conversazioni di carettere istituzionale nel cellulare del presidente Fontana. Sarebbe stato sufficiente un invito a fornire i dati telefonici per raggiungere il medesimo risultato investigativo. Valuteremo se impugnare il provvedimento per una verifica giurisdizionale sulla correttezza formale e sostanziale dell’atto disposto". Già, il legale di Fontana non esclude un ricorso contro il decreto della procura. Ma ora c’è da capire se Fontana rimedierà un secondo avviso di garanzia, dopo quello relativo al caso dei camici forniti dalla ditta di suo cognato alla Regione Lombardia, attraverso la centrale acquisti Aria Spa. E se l’inchiesta salirà di grado o sfumerà. A fine luglio era emerso che tra le carte in possesso della procura, per l’esattezza in una conversazione tra amministratori della Lega, era spuntato il nome di Salvini. "La vicenda Diasorin – commenta Massimo De Rosa, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle – puzzava di bruciato, si è presentata come una assurdità fin da subito. Sono state compiute scelte incomprensibili come quella di favorire un’azienda piuttosto che cercare tra i test già presenti sul mercato".

mail: giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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