La psicologa Ameya Canovi: "Una patente emotiva in tempi di amori di vetro"

La riflessione: app utili ma no al bisogno di relazione a tutti i costi

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di Laura Mosca

Sono gli amori di vetro, quelli nati attraverso lo schermo di un cellulare e che per un niente vanno in frantumi. Hanno fame di relazione e anche in una città veloce come Milano si nutrono della solitudine di chi non ha mai imparato a stare con se stesso. La definizione di amori di vetro è di Ameya Canovi, psicologa, esperta nello studio delle relazioni familiari e della dipendenza affettiva, autrice del saggio “Di troppo amore”. Il suo libro è stato per mesi nelle classifiche di vendita e nella primavera del 2023 seguirà un secondo volume di approfondimento.

A Milano si è più soli o ci si sente più soli?

"La solitudine di per sé non è un’emozione negativa in assoluto, anzi quando permette di conoscersi è una benedizione. In una grande città chi non sa frequentare se stesso si sente molto solo e questo dolore può diventare macroscopico, tanto da spingere al bisogno di relazione a tutti i costi, accontentandosi dell’illusione di una relazione, come spesso accade a chi frequenta le app di dating".

Cosa ne pensa delle app di incontri?

"Sono uno strumento potenzialmente positivo, perché mette in relazione tantissime persone, ma per starci è necessario avere una ’patente emotiva’, così da orientarsi in questo mare magnum. Quando si ha fame di relazione non ci si accorge delle red flags che dovrebbero mettere in allarme. Ci si aggrappa al desiderio di favola per poter dire “Anche io ho una relazione”. È fondamentale tenersi stretto il dubbio nell’incontro con l’altro, non accelerare".

Quali sono i campanelli di allarme negli amori di vetro?

"Se l’uomo o la donna con cui si sta messaggiando scrive “Sono single e viaggio per lavoro tutti i weekend” qualcuno forse non ce la sta raccontando giusta. Quando poi si ricevono frasi stereotipate ricordiamoci sempre che c’è chi chatta contemporaneamente con più persone, fa un copia incolla. Si nota una serialità propria di chi insegue l’illusione della relazione, ma non è interessato a conoscere l’individuo reale. Poi ci sono i truffattori che lo fanno di mestiere".

Come ci si protegge nell’universo degli incontri virtuali?

"Non bruciare le tappe è la prima regola. Non mettere un emerito sconosciuto tra le priorità. Farsi una buona muscolatura emotiva, chiedendosi sempre perché ci si trova lì, cosa si cerca e, se possibile, organizzare subito l’incontro, prima che si rimanga agganciati a una idealizzazione che poi lascia a terra delusi. La fiducia non va data al primo che passa, va guadagnata".

In una grande città dove si possono fare incontri fertili?

"Sia la “mendicante di relazione” che la “principessa”, le due definizioni sono declinate anche al maschile, non hanno la patente né per aggirarsi nelle chat di dating né nelle relazioni reali. Devono partire dall’ascolto di loro stessi, sviluppare la creatività, l’intelligenza introspettiva, allenarsi, capire cosa piace fare e poi cercare dei luoghi frequentati da persone che condividono la stessa passione. È qui che si può costruire qualcosa che non sia di vetro".

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