Una candidatura che agita il Pd ma Zacchetti tira dritto e tenta il bis

Il sindaco ottiene l’investitura nonostante il dissenso all’interno della segreteria: 16 (su 49) contrari e 3 astenuti

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di Barbara Calderola

Prima ad accusarlo di immobilismo era solo la minoranza. Poi, è stato un pezzo di maggioranza, Vivere Cernusco, finita all’opposizione negli ultimi mesi dopo un divorzio tutt’altro che indolore. Ermanno Zacchetti però tira dritto e punta alla rielezione: è ufficiale, il sindaco di Cernusco ci riprova. Nonostante il dissenso all’interno della segreteria, ha ottenuto l’investitura dal Pd, il suo partito. In 16 su 49 però erano contrari alla sua ri-candidatura e altri tre si sono astenuti. Numeri che richiamano un’altra accoglienza tiepida, quella in cui nel 2017 partecipò alle primarie in casa centrosinistra. Vinse, ma non come ci sarebbe aspettati dal delfino di Eugenio Comincini, che lasciava dopo due mandati a Villa Greppi per volare in Senato. Zacchetti la spuntò su Daniele Restelli, diventato suo fedelissimo vice, pur di stare al suo fianco ha chiuso dopo anni di militanza con Vivere, la sua lista, e Maurizio Rosci, l’ex assessore ai Lavori pubblici licenziato dallo stesso Comincini e ripescato per scongiurare "il pericolo destre" in vista della tornata. La storia si ripete. Le frizioni in casa progressista erano cominciate già a maggio con l’autocandidatura del primo cittadino. "È naturale", spiegò Zacchetti mesi dopo quando saltò fuori che fra i mal di pancia che scuotevano la maggioranza c’era anche questa mancanza di bon ton. Vivere si aspettava di avere voce in capitolo nel merito. E invece il voto contrario sul documento di programmazione da parte della forza di sinistra ha innescato la scissione e oggi il sindaco è pronto a scendere di nuovo in campo. Da mesi si mormora di un ampliamento della coalizione a destra, ma il candidato tace e spera che i numeri raccolti in casa siano la cabala che lo aiutino a strappare la ri-conferma. Nella lunga campagna elettorale ormai alle porte dovrà difendersi dalle accuse di fallimento su temi con il Pgt che non è stato approvato nel quinquennio, o la rinuncia al project-financing del Centro sportivo, d’accordo con il gestore. Bisognerà vedere che peso daranno le urne alla pandemia, cesura senza precedenti che ha sparigliato le carte anche sul Naviglio.

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