Un ulivo per Luisa, soffio di dolcezza

Moglie di un carabiniere infiltrato, fu uccisa per vendetta. La famiglia: "La sua storia sia conosciuta".

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di Marianna Vazzana

"Per me è una carezza sul cuore, un soffio di dolcezza". Pietro Paolo Mascione, agente di polizia, si commuove apprendendo che il Municipio 7 ha approvato all’unanimità la proposta di intitolare a Luisa Fantasia uno spazio verde di via Forze Armate 279 e di piantare un ulivo in sua memoria. Lui, che Luisa non l’ha mai conosciuta, nato in seconde nozze dopo il suo assassinio, si sente legato a lei da un filo invisibile, anello di congiunzione tra due anime della stessa famiglia. Lui, che non sarebbe nato se lei fosse rimasta in vita ("ci ho pensato tante volte", rivela), vuole "che tutti conoscano la storia" di questa donna, vittima "trasversale" del Dovere d’Italia, assassinata a 32 anni in un palazzo popolare di via Nikolajevka, zona Forze Armate, il 14 giugno del 1975, in quanto moglie di Antonio Mascione, allora carabiniere del nucleo investigativo. Con il marito si era trasferita a Milano da San Severo (Foggia) ed era in casa con la sua piccola Cinzia, di 18 mesi, quando due uomini bussarono alla porta: "Siamo amici di tuo marito".

Fu violentata e accoltellata con una lama da sub. Antonio trovò il suo corpo sul letto, accanto alla piccola che piangeva con addosso il sangue della mamma.In quel periodo, gli anni delle Brigate Rosse, stava seguendo sotto copertura un carico da 600 chili di droga in arrivo dalla Calabria. Ma la copertura saltò e due malavitosi andarono a casa sua, trovando Luisa e la figlioletta. Antonio catturò i due, uno di 17 anni, due giorni dopo (entrambi poi condannati all’ergastolo). Pietro Paolo è nato nel 1980 da mamma Maria, che ha sposato Antonio rimasto vedovo. E la tragedia di Luisa è rimasta chiusa nei cassetti della memoria. "Mio padre non mi ha mai raccontato nulla fino ai 13 anni. Solo due anni fa ho trovato il coraggio di aprire un suo vecchio baule trovando giornali ingialliti, che raccontavano dell’omicidio. Io sono diventato poliziotto e ho voluto lavorare a Scampia, tra il 2005 e il 2013, perché sentivo di avere un conto aperto con la droga. Per salvare i giovani". Ora, dalla sua Foggia, continua ad aiutare don Aniello Manganiello dell’associazione “Ultimi” per la legalità.

Soprattutto, è a fianco della sorella Cinzia, alla quale è affezionatissimo, che "non vuole che sua madre muoia due volte". Il Comune di San Severo ha dedicato a Luisa un quartiere; il Comune di Milano le ha attribuito la medaglia d’oro al valore civile; l’Associazione nazionale carabinieri le ha conferito il Premio Virgo fidelis alla memoria.

Ora il Municipio 7 promuove l’intitolazione di un tratto verde e la posa di un ulivo "quale segno dell’aspra terra di provenienza della vittima - sottolineano l’assessore Tiziana Vecchio e il consigliere Walter Moccia, proponenti - ma anche emblema di pace, forza e vittoria. Simbolo di riconciliazione tra la famiglia e Milano, e di rigenerazione".

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