Un rapporto da ricostruire coi giovani

Achille

Colombo Clerici*

I nostri giovani hanno un nuovo problema. Secondo uno studio realizzato dal Dipartimento di Sociologia dell’Università Bicocca di Milano, le restrizioni imposte dal Covid-19 hanno inciso in maniera rilevante sulla salute mentale e sul benessere psicofisico degli italiani e dei giovani in particolare; i quali, anche dopo il graduale ritorno alla normalità, non hanno recuperato il benessere pre-pandemia, già allora compromesso dall’insicurezza sul futuro generata da disoccupazione e contratti a termine e mal retribuiti. La comparazione è stata possibile perché l’indagine era partita prima della pandemia coinvolgendo i medesimi soggetti. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, documenta che i cambiamenti negli stili di vita sono rimasti anche dopo la vaccinazione: crollo dell’attività fisica e aumento della depressione le manifestazioni più evidenti. In coincidenza – ma è solo tale? – le cronache registrano ripetuti episodi di risse tra giovani con accoltellamenti e rapine, concentrati nelle zone della movida di Milano e di altre città lombarde. Episodi che avvengono non nelle periferie depresse, ma nelle zone centrali coinvolgendo i quartieri residenziali obiettivo di spedizioni organizzate che sembrano avere lo scopo di portarvi il caos. Realtà ben diversa dall’occasionale, anche se grave, baraonda collettiva fuori controllo come accaduto a capodanno in piazza Duomo a Milano. Certo, il meccanismo urbano secondo il quale il meglio attira il peggio, è noto e scontato, ma quando il peggio prende violentemente il sopravvento, qualche domanda bisogna porsela. L’impressione è che una parte allarmante di giovani rigetti ogni regola di comportamento civile e con la violenza gratuita dia sfogo a disagi e a frustrazioni dalle origini profonde. Culturali anzitutto: la scomparsa del potere educativo della scuola, della potestà genitoriale, dell’assenza della politica che dovrebbe sentirsi coinvolta nello studiare e nell’arginare il fenomeno invece di lasciare senza supporti gli studiosi. E non aiuta certo il fatto che, secondo una ricerca americana, i più giovani siano sottoposti a un bombardamento televisivo di film, telefilm e quant’altro che esaltano la violenza, calcolati nel numero monstre di circa 8.000 per la fascia d’età che va dagli 8 ai 16 anni.

*Presidente Assoedilizia

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