Un progetto educativo da condividere

Daniele

Nappo*

Esistono diversi accostamenti nel rapporto tra scuola e territorio pensati negli anni che hanno dato origine a svariate espressioni e considerazioni; nell’ultimo ventennio con l’introduzione dell’autonomia scolastica gli istituti, sia distintamente che collegati in Rete, possono redigere convenzioni con università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie funzionanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi.

Il funzionamento del rapporto tra scuola, o, meglio, fra educazione, e territorio è costruire delle città educative, delle scuole aperte partecipate, delle comunità educanti, dei patti educativi di comunità; il focus quindi non è sull’istituzione scolastica ma sulla città, e principalmente sull’ente locale, il Comune o l’amministrazione municipale che si adoperano con efficienza in materia di educazione. L’obbiettivo è definire il ruolo dei responsabili della politica cittadina, chiamati a mettersi in ascolto reale dei bisogni dei giovani, rendendoli parte attiva nella costruzione dei programmi formativi e soprattutto capaci di attingere a risorse ed informazioni. La scuola aperta, quella partecipata, quella definita una comunità educante, è un’intera collettività che ruota intorno ai giovani, una comunità che fiorisce con loro, che educa gli adulti del domani, ma che si fa anche educare e modificare da loro. Per far nascere una comunità educante è essenziale coinvolgere tutti i soggetti del territorio nei progetti per ricondurre i ragazzi e le loro famiglie al centro dell’interesse collettivo.Insieme con la condivisione di strumenti, idee e buone attività è immaginabile raggiungere l’obiettivo comune di migliorare le condizioni di vita di ragazzi, che divengono non solo destinatari dei servizi, ma principalmente protagonisti e soggetti attivi delle iniziative organizzate e avviate. I patti che l’istituzione scolastica stringe con gli enti locali e con le associazioni del terzo settore aumentano l’offerta formativa che con la regia del dirigente scolastico, che firma il patto territoriale insieme ai rappresentanti legali delle associazioni, s’impegnano a fornire servizi e a progettare attività formative nel territorio.

L’attività non deve costituire compartimenti stagni, perché scuola e città sono per vocazione chiamati alla costruzione di un mondo inclusivo. Nel rilanciare il patto città-scuola si deve andare oltre la semplice richiesta o erogazione di servizi: il sistema formativo di un territorio si sviluppa attorno ad un programma frequentato sinergicamente da tutti i soggetti. Bisogna inevitabilmente ampliare la condivisione del progetto educativo tramite il riconoscimento, il rispetto, la valorizzazione biunivoca, ognuno con un proprio ruolo e tutti partecipi di un comune percorso: l’umanizzazione della vita grazie, trasversalmente, alla cultura con cui si qualifica il formarsi soggetti e cittadini attivi.

*Scuola Freud Milano

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