di Alessandra Zanardi
"In Italia mi sento libero, mi sembra quasi di volare. Spero di poter proseguire gli studi di Giornalismo che avevo intrapreso nel mio Paese e che sono stato costretto ad interrompere". Inayat Hassani, 24 anni, è uno dei cinque profughi afghani che, in fuga dal regime dei talebani, dopo un iter lungo e complesso sono riusciti a raggiungere l’Italia, dove resteranno per sei mesi, ospiti di alcune famiglie di San Donato e San Giuliano che si sono rese disponibili ad accoglierli. Insieme a Inayat sono arrivati nel Sud Milano Ahmad Alokozai, 25 anni, i 22enni Shirullah Shikeb e Laila Nabizada e anche la 25enne Sinhawa Ahmadi, che racconta: "Per le donne, in Afghanistan è davvero dura. In Italia vorrei poter riprendere gli studi e contemporaneamente svolgere un lavoro part-time. Un grazie di cuore alle famiglie che ci stanno ospitando". I cinque giovani sono già stati a San Donato e San Giuliano da bambini, nell’ambito del progetto di scambio culturale "Aquilone", e, quando in Afghanistan i talebani hanno preso il potere, hanno visto nella possibilità di tornare nel nostro Paese un modo per fuggire dall’oppressione e ritagliarsi nuove opportunità.
"Tornare da grandi è anche più bello", dicono. I cinque giovani sono approdati in Italia giovedì scorso con un volo umanitario che è atterrato a Fiumicino e ha trasportato nel complesso 158 profughi afghani. Prima di raggiungere il nostro Paese hanno trascorso oltre un anno come rifugiati in Pakistan, costretti a un’inattività forzata, tra noia e impazienza di voltare pagina. Ora finalmente è arrivata la svolta grazie ai corridoi umanitari organizzati dalla Caritas e la comunità di Sant’Egidio, ma anche grazie all’associazione sangiulianese Liberi Pensieri che, insieme alle famiglie della rete Sos Afghanistan, ha supportato le procedure per l’espatrio e l’accoglienza. Ieri alle 12.30 un pranzo solidale all’oratorio di via De Nicola a San Giuliano ha permesso di raccogliere fondi per sostenere la permanenza dei cinque giovani nel nostro Paese.
Cento i partecipanti, che hanno fatto sentire ai nuovi arrivati il calore della comunità locale. "Ora è importante lavorare sull’integrazione, a partire da un corso intensivo d’italiano per tutti i ragazzi - dicono Piera Putzulu di Liberi Pensieri e Francesca Papparotto di Sos Afghanistan -. In prospettiva, l’obiettivo è renderli autonomi anche attraverso la ricerca di un lavoro".
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