Un patto per via Aquileia: sulla strada della legalità

Comune, Tribunale, prefetto e associazioni si impegnano nero su bianco a strappare al degrado e all’abusivismo i palazzoni-ghetto di Baranzate

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Il palazzone di via Aquileia: 12 piani di degrado con vista sulla futura Mind (ex Expo) diventa teatro di un esperimento sociale che mette insieme istituzioni, associazioni, cittadini. Gli abitanti del condominio da più di vent’anni resistono soli a emergenze e illegalità. Sulla carta il protocollo d’intesa siglato di fresco in Prefettura a Milano è una promessa di riscatto. Giovedì le firme del prefetto Renato Saccone, del presidente del Tribunale Roberto Bichi, del sindaco di Baranzate, Luca Elia e dei partner "Comuni Insieme per lo sviluppo sociale" e l’associazione "La Rotonda" hanno segnato l’avvio del "Progetto Pilota" che punta alla riqualificazione urbana e sociale. Duplice l’obiettivo: da una parte, stabilire regole di convivenza civile, dall’altra, ristrutturare gli immobili restituendone la vivibilità.

"Il Protocollo è molto importante per Baranzate - commenta il sindaco Elia -. Per la prima volta da sempre, intorno a via Aquileia 12, siamo riusciti a costruire un progetto di collaborazione tra soggetti istituzionali per migliorare le condizioni generali della zona. Il Comune si sta occupando delle aree pubbliche, del controllo dell’abbandono rifiuti e delle politiche sociali con Comuni Insieme, il Tribunale degli appartamenti all’asta, la Prefettura del coordinamento generale e la Rotonda di interventi di prossimità. Grazie anche alla consigliera regionale Monica Forte per il suo contributo", dichiara il sindaco Elia. Ed era presente alla sottoscrizione del documento Monica Forte, presidente della Commissione regionale antimafia, fra le anime del progetto. "Felice di aver raggiunto quello che mi piace definire non un punto d’arrivo, ma di partenza. Il lavoro inizia ora - dichiara Forte -. Fa bene alla cittadinanza, alla politica, alle istituzione vedere che si può lavorare tutti insieme, questo progetto può diventare un modello per tante situazioni simili che ci sono sparse in Lombardia e in tutta Italia. Bello vedere la società civile, le istituzioni mettersi intorno a un tavolo e prendersi degli impegni che adesso ovviamente devono cominciare a tradursi in azioni concrete. E’ stata per me una grande soddisfazione seguire questa situazione: fino a ora tutto è stato teso alla presa d’impegno, oggi siamo chiamati ad agire". Nello stabile composto da 134 appartamenti di proprietà privata vivono circa 450 persone di diversa nazionalità. Le famiglie versano, per la maggior parte, in situazione di precarietà economica e c’è da fare i conti con un enorme indebitamento per i servizi essenziali. Fiduciosi gli abitanti del palazzone: "Siamo sulla strada giusta, quella della legalità".

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