Un calo del fatturato del 100 per cento

Sandro Stipa: "I dipendenti sono in cassintegrazione e non ci sono spiragli di ripresa se non prima del 2021"

Migration

di Roberta Rampini

"Siamo fermi da febbraio, abbiamo avuto un calo del fatturato del 100%, i miei dipendenti sono in cassintegrazione e non abbiamo prospettive di ripresa per il primo semestre 2021. Come me tutto il settore degli allestimenti sta vivendo una situazione drammatica, ma per il Governo siamo invisibili". Seconda generazione di allestitori, Sandro Stipa, insieme alla sorella Rita, gestisce la Stipa spa fondata da papà Pirro nel 1967.

Un’eccellenza nel design e nella produzione di stand per fiere, eventi, interior design, con quartier generale a Rho, a poche centinaia di metri da Fiera Milano. Ma Stipa è anche il neo eletto presidente dell’associazione di categoria Asal Assoallestimenti di FederlegnoArredo, che rappresenta oltre 360 aziende italiane produttrici e fornitrici di allestimenti e servizi fieristici. Vive in prima persona la grave situazione del settore, un storia che si intreccia ed è simile a quella dei soci che rappresenta e che quotidianamente ascolta. "La nostra azienda ha smesso di lavorare alla fine di febbraio, proprio nel periodo dell’anno in cui c’era la massima concentrazione di manifestazioni fieristiche, per 50 dipendenti è scattata la cassintegrazione - racconta Stipa - abbiamo ripreso il 1° settembre quando alcune fiere hanno riaperto e lavorato solo 56 giorni perché il Dpcm del 26 ottobre ha imposto un nuovo stop alla nostra attività. Tutte le manifestazioni fieristiche in Italia e in Europa sono state sospese. Siamo sprofondati di nuovo, proprio nel momento in cui avevamo ripreso fiducia. Oggi l’unico debole segnale di ripresa arriva dalla Cina, ma non basta". Nelle tre sedi della Stipa spa, Rho, Bologna e Ascoli Piceno, i macchinari sono spenti, i cinquanta dipendenti ancora in cassintegrazione, "stiamo anticipando noi il pagamento della cassa per non mettere in difficoltà decine di famiglie, abbiamo già anticipato 300mila euro". Nei capannoni e negli uffici della Stipa si punta per ora su allestimenti di negozi e spazi interni. Ma non basta. "Il problema è che siamo una categoria non considerata nei provvedimenti del Governo, nonostante le perdite di fatturato i codici Ateco inseriti negli allegati ai decreti Ristori comprendono solo il 14% delle aziende del comparto - dichiara Stipa nelle vesti di presidente Assoallestimenti -. Gli Ateco sono obsoleti, non ce n’è uno che tenga insieme tutte le imprese che fanno costruzione, montaggio e smontaggio chiavi in mano. Al tavolo con il ministero dello Sviluppo abbiamo chiesto di guardare alla perdita di fatturato, dovrebbe essere semplice visto che esiste la fatturazione elettronica e la procedura è gestita da Agenzia delle entrate, e di includere tutte le aziende degli allestimenti fieristici. Come del resto era stato fatto per l’esenzione dalla prima rata Imu e il mini ristoro concesso dal Mibact".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro