"Motivazioni incomplete". E l'udienza agli ex Br di Parigi viene ancora rinviata

Dopo il blitz “Ombre rosse“ del 27 aprile, i giudici non decidono ancora sui nove terroristi. Vogliono altri documenti da Roma

Narciso Manenti negli anni ’80 a Parigi

Narciso Manenti negli anni ’80 a Parigi

Milano - Rinviate ancora una volta le udienze dei nove ex brigatisti italiani rifugiati in Francia per i quali l’Italia ha chiesto l’estradizione dopo l’operazione Ombre rosse dello scorso 27 aprile. Nell’aula della Chambre de l’Instruction, a Parigi, la presidente del tribunale ha dato appuntamento a tutti i convocati a date comprese fra il 23 marzo e il 20 aprile. La motivazione, come nelle udienze degli ultimi mesi, è che le informazioni giunte dall’Italia sui procedimenti a carico degli ex Br sono tuttora incomplete rispetto alle richieste della Francia.

Per Narciso Manenti, che era stato arrestato a fine marzo 2021 per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri, Giuseppe Gurrieri nel 1979, il rinvio è stato fissato al 30 marzo. Era fra i presenti nell’aula della Corte d’Appello insieme a Enzo Calvitti, rinviato al 23 marzo, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli e Marina Petrella (6 aprile), Raffaele Ventura (13 aprile) e Luigi Bergamin (20 aprile). Assente Sergio Tornaghi (per un ritardo del treno, come hanno spiegato i legali), rinviato anche lui al 6 aprile.

Per Giorgio Pietrostefani - condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, resta l’appuntamento fissato una settimana fa per il 23 marzo, a causa delle precarie condizioni di salute dell’ex leader di Lotta Continua. Per Maurizio Di Marzio, si è in attesa del complemento di informazioni richiesto per lui a novembre. Non è bastato, per Luigi Bergamin, 73 anni, la conferma del tribunale di sorveglianza della dichiarazione di “delinquenza abituale”.

L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo, condannato insieme a Cesare Battisti per concorso morale negli omicidi del maresciallo Antonio Santoro e dell’agente Andrea Campagna, avvenuti nel ‘78 e ‘79, si era consegnato il giorno dopo il blitz che portò all’arresto in Francia di 9 ex terroristi. Altro capitolo degli “Anni di piombo“, la storia del 64enne Narciso Manenti, rifugiato in Francia dove si è rifatto una nuova vita, sposato con figli. Ma nel ’79 freddò con i complici l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, che aveva portato il figlio Mauro di 10 anni dal dottore, Sandro Gualteroni. Il medico, all’epoca direttore sanitario del carcere, era il bersaglio dei terroristi. Nell’ambulatorio piombano due uomini armati di pistola.

L’appuntato, disarmato, cerca di bloccare uno dei due uomini, che aveva una pistola e sparò cinque colpi calibro 7.65. Tre uccisero il militare sotto gli occhi del figlio. Nel novembre del 1979 a Gurrieri venne conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria e nel 2010 fu riconosciuto vittima del terrorismo. Il 6 febbraio 1983 la Corte d’Assise condanna Manenti per il delitto. Nel luglio dell’anno dopo la sentenza diventò definitiva. Per eseguirla bisognava trovare il condannato.

Manenti nel frattempo era fuggito in Francia, dove si trova ormai dal 1986. Nel 1987 la Francia nega l’estradizione, ma la procura non si è mai dimenticata di Manenti. Ora siamo a oltre quarant’anni da quell’omicidio, ma la battaglia va ancora va avanti. Per una giustizia arrivata, in questo come in tutti gli altri reati commessi dai brigatisti fuggiti all’estero, troppo tardi.

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