Ragazza uccisa a coltellate a Milano, arrestato il tranviere schivo. "Sei un mostro"

Via da Atm e poi riassunto. La storia finita male con una collega

Alessandro Garlaschi viene portato via dalla polizia

Alessandro Garlaschi viene portato via dalla polizia

Milano, 8 febbraio 2018 - «Sei un mostro, devi marcire in galera». Sono da poco passate le 15 quando Alessandro Garlaschi viene portato fuori scortato dagli agenti di polizia. In quel momento esplode la rabbia degli inquilini, i suoi colleghi di Atm: «Cos’hai fatto? A una ragazza di 19 anni... Vergognati!». Dalla tarda mattinata si erano radunati nel cortile interno di via Brioschi 93, stabile di proprietà di una cooperativa e abitato esclusivamente da dipendenti dell’azienda del trasporto pubblico locale. Increduli alla notizia che quell’uomo «schivo e riservato» potesse aver commesso un omicidio così crudele ed efferato: «Non salutava mai, era quasi ai limiti della maleducazione, ma non avrei mai pensato che potesse finire così», spiega un tranviere che condivideva con lui il deposito di competenza, quello di via Custodi al Ticinese. Lì ci era arrivato dopo essere stato trasferito anni fa da quello di via Messina.

Travagliata la storia aziendale di Garlaschi, stando a quanto siamo riusciti a ricostruire. Assunto nel 2003 dopo due anni di praticantato, pare che a un certo punto sia stato mandato via, salvo poi essere riassunto dopo una causa, riferiscono alcuni conoscenti. Sposato con V.E., che l’altra notte ha dormito a casa della madre e che pare non abbia avuto nessun ruolo nella tragica vicenda, qualche anno fa Garlaschi aveva avuto una relazione con una collega che viveva al piano di sotto, nella stessa scala di via Brioschi 93. Una storia che aveva di fatto compromesso il matrimonio e che però si era conclusa in malo modo, sembra con una denuncia per atti persecutori presentata dalla donna nel 2014. Il 39enne viene descritto da chi lo frequentava come «appassionato di acquari», tanto che spesso, come raccontano i colleghi, dava una mano agli amici per allestirli, «indebitato» e sempre alla ricerca di piccoli guadagni per integrare lo stipendio da conducente del tram 15. E prova ne è il fatto che continuava a mettere annunci su una bacheca Facebook frequentata soprattutto da dipendenti Atm. Annunci in cui offriva oggetti di poco conto, da monili a oggetti per la casa, a poche decine di euro. L’ultimo annuncio è comparso poco dopo le 6 di ieri, orario dell’approvazione degli amministratori della pagina: offerto un telo copriauto a 25 euro. Conta pochissimo, ma non è chiaro se l’abbia postato prima o dopo aver accoltellato a morte Jessica e aver tentato di farne sparire il corpo in un borsone.

Un raptus. Un omicidio d’impeto scaturito dal rifiuto della ragazza di avere un rapporto sessuale con lui. È possibile che Garlaschi si fosse invaghito di quella 19enne dai tratti somatici delicati e dal modo di fare sempre affabile nonostante i tanti guai che aveva passato: pare che ultimamente le avesse pure fatto dei regali. Un sentimento evidentemente non corrisposto dalla giovane, che era soltanto interessata a un posto letto a prezzo di saldo dopo aver lasciato una comunità per ragazze madri dalle parti di via Antonini. E invece quell’appartamento si è trasformato nella sua tomba. Garlaschi l’ha colpita con violenza, poi ha cercato di farla sparire. Non ci è riuscito, preso dal panico. «Ho fatto un guaio enorme, ho una ragazza morta in casa», la frase che ha rivolto ieri alle 10.30 al portinaio dello stabile. Le parole appena sussurrate. Lo sguardo assente. E i vestiti ancora sporchi del sangue di Jessica. 

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