Turbigo, schiume nel Naviglio: serve un commissario

Il sindaco di Turbigo chiede l’intervento della Regione: colpa del depuratore in provincia di Varese, va tutelato anche il Ticino.

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di Giovanni Chiodini

Le strade intraprese, o quantomeno indicate, sono diverse. L’obiettivo è uno, ed è comune. Salvaguardare le acque del Naviglio Grande e del Ticino dall’inquinamento e, nel caso specifico – non essendoci ormai da anni scarichi industriali abusivi –, limitare o addirittura evitare che le acque in uscita dai depuratori finiscano col mischiarsi con quelle dei canali. Un problema conosciuto da decenni, riportato d’attualità in questi mesi dalle persistenti schiume che galleggiano sul Naviglio, a ridosso delle abitazioni.

Il sindaco Christian Garavaglia ha deciso di bussare alla porta del presidente della Giunta regionale Attilio Fontana, chiedendo la nomina di un commissario: "Sappiamo tutti che le schiume arrivano dal depuratore di Sant’Antonino a Lonate Pozzolo, in provincia di Varese. Con loro, con Ats e Arpa, abbiamo fatto diverse riunioni, abbiamo chiesto constantemente dei prelievi, di cui abbiamo gli esiti. Abbiamo anche dato incarico a un laboratorio per delle analisi “nostre“. Ma è chiaro che essendo un territorio a cavallo di due province, con tanti enti interessati, solo la Regione può diventare il nostro interlocutore.

Per questo ho chiesto a Fontana la nomina di un commissario che con ampi poteri esamini tutta la vicenda e indichi delle soluzioni". Che il problema debba essere affrontato dalla Regione lo sostiene anche Claudio Spreafico di Legambiente: "Già nelle scorse settimane avevo sollecitato Legambiente regionale per riconvocare il tavolo di lavoro in Regione. La proposta del sindaco di Turbigo è generica. Una risposta vera a questi problemi può venire solo coinvolgendo i sindaci, il Parco del Ticino, l’Arpa, le due province, i gestori degli impianti (perché non c’è il solo Sant’Antonino a indurre inquinanti nelle nostre acque ma anche il depuratore di Somma) e la Regione". Spreafico ricorda inoltre che "qualcosa si poteva fare 10 anni fa, quando abbiamo presentato l’esposto in Procura, senza però la firma dei sindaci di Turbigo, Castano e Nosate".

La proposta di Garavaglia ha sorpreso il consigliere di minoranza Francesco Gritta, anche lui da sempre impegnato su questo fronte con continue denuncie e segnalazioni dettagliate agli enti competenti: "Come è possibile che una cosa proposta lo scorso anno dalla minoranza consiliare, ovvero quello di analizzare le acque dei canali turbighesi alla ricerca di possibili inquinanti, sia stata bocciata da tutta la maggioranza mentre adesso apprendo che il Comune ha dato mandato affinché le acque dei canali vengano analizzate? Perché aspettare sette mesi?", si chiede Gritta di Turbigo da vivere. "Magari – aggiunge – la risposta sta scritta nei famosi faldoni che stanno in municipio. Faldoni di cui ho chiesto una copia e che ancora sto aspettando. Magari in quei faldoni troverò la risposta ad un altro mistero: perché questa maggioranza consiliare circa dieci anni fa non appoggiò Legambiente nell’esposto preparato da quest’ultima sui danni provocati dal depuratore di Sant’Antonino mentre i comuni Piemontesi invece appoggiarono Legambiente?". Gritta conclude riconoscendo, come ha detto il sindaco, "che il problema non è solo di Turbigo". "Sono coinvolti tutti i paesi che si affacciano sul Naviglio: già tempo fa ho proposto in commissione comunale che si facesse rete con gli altri Comuni. Spero che almeno questo invito venga ascoltato", adesso che anche la maggioranza consiliare pare sia in sintonia con le attese delle minoranze.

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