Tumore del seno, Ieo verso cure chemio free. Jovanotti racconta la battaglia della figlia

Dopo due anni di assenza causa Covid torna "Ieo per le donne" con un testimonial d'eccezione. Paolo Veronesi: farmaci sempre più mirati sul profilo genico del tumore

Paolo Veronesi, Camila Raznovich e Jovanotti

Paolo Veronesi, Camila Raznovich e Jovanotti

Milano, 7 ottobre  - Sempre più cure soft, sempre meno chemioterapia per la cura del tumore della mammella. E' la nuova strategia dell'Istituto Europeo di Oncologia, presentata oggi in occasione della giornata "Ieo per le donne", che ha avuto Camila Raznovich come madrina e Jovanotti, come testimonial d'eccezione. Arrivato a sorpresa sul palco del Manzoni, Lorenzo Cherubini ha raccontato la sua esperienza con i medici dello Ieo che hanno curato la figlia Teresa, 22 anni. Tutto è iniziato qualche anno fa con una telefonata, ha ricordato Paolo Veronesi, direttore del Programma senologia Ieo: "Un giorno mi ha telefonato e si è presentato: 'sono il cantante Lorenzo'. All'inizio - ci scherza Veronesi - non avevo capito chi fosse". Poi il doppio percorso di Teresa, prima del Covid per un nodulo, e in piena emergenza pandemia per un problema più importante, come ha raccontato papà Jovanotti.  "L'altro giorno - rivela il cantante dal palco, accanto a Veronesi e Raznovich Paolo mi ha chiamato e mi ha detto che ci sarebbe stata questa giornata. Io sono venuto a salutarvi perché so cosa state passando e voglio dedicarvi una canzone". Microfono e chitarra, per qualche minuto Jovanotti ha regalato un clima da concerto alla folta platea delle donne Ieo.

 

Veronesi: "Presto cura dei tumori senza chemio"

Ma il regalo più atteso dalle donne arriva da Veronesi, che presenta le tante novità e i passi avanti fatti nella ricerca e nella lotta al tumore del seno. Perché in un momento in cui il mondo si è fermato la ricerca è andata avanti. "L'obiettivo - spiega il direttore del Programma senologia Ieo - è arrivare a curare il tumore della mammella che è il più frequente nel mondo, solo in Italia ci sono 55mila nuovi casi l'anno, in maniera sempre più soft ma al contempo sempre più efficace ed evitando più possibile i trattamenti invasivi come la chemioterapia. Ci stiamo arrivando grazie alle terapie biologiche, all'immunoterapia che comincia a dare i suoi frutti, alle terapie endocrine. Quindi il futuro, che io vedo non così lontano, è di arrivare a una cura dei tumori della mammella senza chemioterapia". Di fatto già oggi la chirurgia è meno invasiva grazie ai trattamenti pre-operatori, che "permettono sempre più spesso di conservare il seno e anche i linfonodi ascellari, anche se questi risultavano malati prima del trattamento, grazie alla biopsia del linfonodo sentinella. Le tecniche ricostruttive si sono fatte sempre più personalizzate e accurate - sottolinea Veronesi - per restituire alla donna la sua immagine corporea di sempre". Ma non è tutto. Nella terapia medica c’è stato un cambio di  prospettiva: la metastasi non è più una condanna e la chemioterapia, che a volte spaventa le donne quanto la malattia, viene sempre più di frequente sostituita con farmaci mirati sul profilo genico del tumore di ogni paziente. "Per esempio - prosegue Veronesi - nei tumori ormono-dipendenti a bassa proliferazione cellulare che dipendono dagli estrogeni si utilizzano farmaci antiestrogenici senza chemioterapia. Per altri tipi di tumori dipendenti dagli ormoni, ma più aggressivi perché a proliferazione cellulare più elevata, il nostro sistema sanitario mette a disposizione dei nuovi test genomici (il più usato è Oncotype DX) che consentono di capire se la chemioterapia possa dare o meno un reale vantaggio alla paziente. Invece nei tumori definiti HER2 positivi, che hanno sulla superficie cellulare un recettore per un fattore di crescita dell'epidermide, si interviene in modo molto efficace con terapie basate su anticorpi monoclonali, normalmente ancora associati alla chemioterapia, ma l’obiettivo per questi tumori sarà sostituirla del tutto con i monoclonali".

Curigliano: con mix farmaci sopravvivenza mai ottenuta prima

Di nuove cure ha parlato anche Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione sviluppo nuovi farmaci per Terapie innovative: “Sul fronte dei nuovi farmaci c’è un fermento senza precedenti. E' stato appena presentato all’European Society  for Medical Oncology (ESMO) lo studio MONALEESA 2, che ha dimostrato come nei tumori metastatici della mammella sensibili agli ormoni (che rappresentano il 70% del totale) la combinazione di Ribociclib e Letrozolo garantisca un sopravvivenza mai ottenuta prima. Anche per i tumori Her -2 positivi (che presentano cioè il recettore Her2 sulla superficie delle cellule) sono emerse novità rivoluzionarie: l’utilizzo dell’anticorpo coniugato trastuzumab Deruxtecan ha dimostrato di triplicare il periodo libero da malattia. Persino per i temuti tumori triplo negativo abbiamo i dati sull’utilizzo della immunoterapia in setting preoperatorio ed in setting metastatico. L’aggiunta della immunoterapia nel setting preoperatorio aumenta il numero delle pazienti guarite e nel setting metastatico aumenta la sopravvivenza per le donne che esprimono PD-L1 sul loro tumore. Tanti gli interventi in scaletta, tra cui quello di Viviana Galimberti, direttore della Chirurgia Senologica, Francesca de Lorenzi direttore dell’Unità Innovazione della chirurgia ricostruttiva, Manuelita Mazza della Senologia medica e Maria Pizzamiglio della Radiologia senologica.

Jovanotti e la battaglia di Teresa: mi tremavano le gambe

Un intervento a cuore aperto quello di Jovanotti che sul palco del Manzoni ha raccontato la sua esperienza col cancro, quella che lo ha coinvolto come padre. "Qualche anno fa mia figlia Teresa ha scoperto di avere un nodulo al seno e allora ho contattato Paolo Veronesi. Per fortuna il nodulo si è dimostrato non preoccupante: un fibroadenoma. Si dice così, no? Ormai conosco anche questi termini" ci scherza il cantante". Ma un paio di anni dopo Teresa scopre di avere un linfonodo che le fa male e per la famiglia Cherubini è iniziata un'avventura proseguita anche l'estate scorsa con mesi difficili. Oggi Teresa sta bene, la malattia è scomparsa e ha ripreso la sua vita. "Quando senti rivolgere a te, per tua figlia, quelle parole che avevi già sentito per altri - ricorda Jovanotti - , ti tremano le gambe.  Allo Ieo ho scoperto un luogo davvero eccezionale. Noi ci siamo sentiti molto normali, come gli altri, ma anche molto speciali, esattamente come tutti i pazienti. Quello che ho imparato da padre è che queste cose si affrontano oggi con strumenti molto più avanzati, evoluti, complessi, un giorno alla volta, con un obiettivo davanti, pensando al futuro, con coraggio, speranza e fiducia.  E soprattutto con l'amore". In un momento così difficile, aggiunge Jovanotti, il "Covid ha - ha facilitato l'isolamento. Io sono riuscito a tenere a bada tutti i parenti perché proiettavano su Teresa la loro preoccupazione. E poi il mio lavoro con il Covid si è fermato ed è stato meglio. Solo ora inizio a rendermi conto in modo razionale di quello che è successo, delle scoperte che ho fatto rispetto alle persone vicine a me, alle mie due ragazze, mia moglie e mia figlia, che hanno affrontato questo viaggio con una forza sorprendente. So che questa è un'avventura, l'obiettivo è uscirne più forti dal punto di vista interiore e anche fisico. Più forti perché si è più vulnerabili. La vulnerabilità non ci rende più deboli ma più umani, più consapevoli. Il fatto di vivere ogni giorno come un giorno in più non ha a che fare solo con la malattia ma anche con l'essere sani"  ha concluso il cantante tra gli applausi, prima di dedicare una canzone alle donne dello Ieo e di accontentarle con un bis.

Camilla Raznovich: "Importante comunicare la prevenzione"

A fare da collante sul palco ai numerosi interventi di senologi, chirurghi ed  oncologi, la conduttrice Camila Raznovich, che a margine dell'evento ha sottolineato quanto sia "importante che chi ha la responsabilità di comunicare, si esponga anche per comunicare temi di questo tipo e parlare di prevenzione. Questi sono tumori che vanno presi in tempo, c'è una ricerca che continua a evolversi. Sono onorata e orgogliosa - ha concluso Raznovich - di far parte di questa mattinata di racconti delle donne che ce l'hanno fatta, di presentazione dei nuovi risultati della ricerca e di celebrazione della vita".

La testimonianza: il "miracolo" di Roberta

Una storia emblematica della fiducia nella medicina e della forza delle donne colpite dalla malattia è quella di Roberta, che, dopo una mastectomia e i cicli di cure ormonali che rendono estremamente difficile conservare la fertilità, ha potuto comunque avere una gravidanza definita “spettacolare”, e, dopo tanto dolore, ha voluto condividere la sua gioia con tutte le donne, mostrando la piccola Carla, il dono più bello che la vita le abbia fatto, il simbolo della rinascita dopo la malattia. "Il mio - dice -  vuole  essere un messaggio di speranza perché se la vita ci sorprende in maniera negativa, sappiate che non è sempre così".

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