"Sorella, il tuo sangue è da purificare". Ecco le prove della maxi-truffa all’ex modella

Milano, chirurghi dei vip condannati, le motivazioni del giudice: sfruttata la disperazione dell’ex modella ucraina. Nei messaggi false diagnosi e fatture astronomiche. Con il jet da Kiev per ritirare antibiotici

Oksana Moroz (da internet)

Oksana Moroz (da internet)

«Sorella, l’anestesista dice che sarebbe opportuno purificare il tuo sangue dopo un anno di veleno". Il messaggio, inviato il 20 aprile del 2018 dal chirurgo plastico dei vip Marilena Pizzuto all’imprenditrice ed ex modella ucraina Oksana Moroz, dimostra, secondo il giudice, la proposta di "fantasiose terapie di purificazione del sangue per il presunto avvelenamento" da arsenico. La facoltosa paziente dal 2016 era "completamente dipendente" dalle indicazioni del medico, tanto da "chiedere il suo intervento per curare una semplice tosse secca e da inviare un aereo privato" da Kiev all’Italia "per ritirare dei banalissimi farmaci antibiotici o gastroporotettori". Medicinali prescritti via WhatsApp, presentando poi una fattura "per l’astronomico importo di 150mila euro".

Sono alcuni dei passaggi delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano, che lo scorso 30 marzo ha condannato Pizzuto e il marito Santo Gentilcore (anche lui chirurgo) a due anni e mezzo di carcere per truffa. Ha ordinato inoltre la trasmissione alla Procura degli atti sui pagamenti su conti esteri "trattandosi di operazioni che costituiscono indici sintomatici di violazioni tributarie". Parte dei soldi, oltre 1.9 milioni di euro, sono stati versati infatti sul conto di una società negli Emirati Arabi, aperta dai coniugi che in passato avevano lavorato per la famiglia reale araba.

I due professionisti avevano fatto credere alla paziente ucraina, proprietaria di un centro commerciale di lusso a Kiev, di essere affetta da sclerodermia, una grave malattia caratterizzata da ispessimento della pelle. La malattia in realtà non c’era e i medicinali erano un cocktail di prodotti "naturali" somministrati alla 62enne, che una volta al mese volava a Milano per le cure. Il risultato è una spesa astronomica: 3.950.343 euro in diverse tranche. Dalla denuncia della donna, assistita dall’avvocato Piero Porciani, è scaturito il processo di primo grado. Pizzuto e Gentilcore, scrive il giudice Alberto Carboni, "hanno approfittato della qualifica di medico e hanno sfruttato il naturale stato di disperazione che insorge nel paziente che vede diagnosticata una patologia incurabile", causando quindi un danno "elevatissimo".

La falsa diagnosi è dimostrata anche da un messaggio inviato da Pizzuto, nel 2018, all’assistente di Moroz: "Lei è affetta da sclerodermia. Ha avuto il trattamento...". I medici difesi dall’avvocato Marco Sizzi, che si sono proclamati innocenti e presenteranno ricorso in appello, sono stati assolti dall’accusa di lesioni perché "i trattamenti omeopatici" non possono, per loro natura, "aver determinato patologie".

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