"Microquadri" di Leonardo e bitcoin: la truffa più strana con 200 vittime

Ai domiciliari finti avvocato e consulente, con il sistema delle quote a una sola “cliente” sottratti 125mila euro

Finanza

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Milano - Microquadri “nascosti“ nelle opere di Leonardo da Vinci. Grandi affari garantiti in bitcoin, moneta virtuale. E investimenti redditizi (per quota) nei lavori della pittrice Alina Ciuciu, sponsorizzata dall’immancabile Vittorio Sgarbi (che però alle indagini è estraneo). Storia strana davvero, se il giudice stesso che ha firmato due arresti la definisce "complessa e bizzarra truffa nel campo delle opere d’arte e delle criptovalute". I due che si spacciavano per consulente finanziario e avvocato sono finiti ai domiciliari su ordinanza del gip Guido Salvini. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Carlo Scalas, è stata condotta dalle Fiamme Gialle milanesi dopo la denuncia di una donna raggirata per 125mila euro che sarebbero dovuti servire in parte per l’acquisto di 12 immaginari "microquadri nascosti nei quadri di Leonardo da Vinci" e di 32 "frazioni digitali" (da 2 mila eurociascuna) di opere della pittrice Alina Ciuciu, all’oscuro di tutto. La truffa avrebbe coinvolto circa 200 clienti.

Andiamo con ordine. F.C., 46 anni, che si faceva passare per un avvocato e D.C., 49 anni, che si muoveva come consulente finanziario senza averne titolo, stando all’ordinanza avrebbero proposto alla donna "di aderire ad un fondo di investimento che aveva come finalità quella di diffondere una International Web Gallery creando una rappresentazione digitalizzata delle più importanti opere d’arte", pratica che sta diventando di moda nell’ultimo periodo. Ogni opera - le era stato spiegato con accattivanti brochure e termini misteriosi ma in un inglese pronunciato con disinvoltura - "sarebbe stata frazionata in singole porzioni di cui chi avesse aderito al fondo sarebbe divenuto proprietario e il titolo di proprietà sarebbe stato costituito per ciascuna frazione da un “token“, una sorta di gettone digitale il cui valore sarebbe rapidamente salito nel giro di pochi anni", così dicevano, "sino a decuplicarsi “per effetto automatico della crescita di valore dell’arte mondiale”". Nell’inchiesta sono indagate altre tre persone, tra cui A.K., "che si presentava - scrive il giudice nel provvedimento - nella sua veste di responsabile commerciale della società Xchampion, a suo dire una holding con sede a Singapore, fondata da magnati asiatici, che stava per aprire una serie di succursali in Europa".

Parte del denaro investito dalla donna, "pari a 24mila euro" sarebbe stato destinato all’acquisto di 12 “microquadri nascosti nei quadri di Leonardo da Vinci”, scoperti da un preteso “esperto” grazie a una fantomatica "scoperta scientifica". Altri "16mila euro sarebbero serviti per acquistare 32 Token Art di quadri della pittrice Ciuciu". I soldi finivano in Svizzera. "L’utilizzo di termini tecnici come token, blockchain e smart contract" serviva al raggiro, e c’era persino "un fantomatico contatore online" per indicare l’aumento di valore degli inesistenti "microquadri" scoperti grazie a "richiami di natura esoterica". In confronto, Dan Brown con il suo bestseller Codice Da Vinci era un dilettante.