Bitcoin, altra truffa da 100mila euro

Via Masaccio, venditore di criptovalute pagato con banconote false

Il compratore ha pagato con soldi contraffatti e si è impossessato dell’equivalente in bitcoin trasferito via web

Il compratore ha pagato con soldi contraffatti e si è impossessato dell’equivalente in bitcoin trasferito via web

Milano, 21 aprile 2019 - La trasnazione via web. La consegna dei soldi. Poi la fuga dell’imbroglione di turno. E l’amarissima sorpresa per l’ignaro venditore: quelle banconote sono false, fatta salva la prima in cima alle mazzette. L’ennesimo raggiro sulle criptovalute è andato in scena venerdì pomeriggio in una saletta dell’hotel Melià di via Masaccio: lì si erano dati appuntamento poco prima un 61enne romeno, arrivato lì per conto del fratello residente in Cina, e l’acquirente, interessato a incamerare bitcoin per un controvalore pari a 90mila franchi svizzeri, l’equivalente al cambio attuale di 97mila euro.

Una truffa ben congegnata, se è vero che un faccia a faccia preliminare si era tenuto già lo scorso 15 aprile (a seguito dei precedenti e numerosi contatti on line), cioè quattro giorni prima dello scambio definitivo: in quell’occasione, il misterioso compratore ha consegnato mille franchi svizzeri veri al 61enne, acquisendo quindi maggiore credibilità agli occhi dell’interlocutore. Apettative puntualmente tradite l’altro pomeriggio: il romeno ha controllato superficialmente le mazzette di banconote consegnate in un sacchetto di stoffa (la prima era autentica) e ha dato l’ok al fratello via telefono per completare la transazione finanziaria; peccato che qualche minuto dopo, alla toilette, l’uomo si sia accorto che il resto del denaro era poco più che carta straccia. A quel punto, il truffato si è precipitato all’esterno, ma non ha più trovato nessuno. Immediata la chiamata al 112 per denunciare l’accaduto: sul posto sono intervenuti gli agenti delle Volanti, che hanno raccolto la denuncia del 61enne e avviato le procedure per acquisire i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona.

Si tratta solo dell’ultimo caso di una serie iniziata l’estate scorsa. Nel giugno 2018, un giovane trader originario di Catania era finito per due volte nel mirino degli imbroglioni: nel primo caso, la compravendita da 2 milioni e 250mila euro si era conclusa con un tentativo di rapina violenta e una fuga rocambolesca (con tanto di colpo di pistola sparato a salve) terminata dopo pochi secondi con due arrestati, un 33enne serbo e un 35enne cubano; nel secondo caso, il ragazzo si era subito insospettito e aveva avvisato la polizia, che aveva sequestrato più di un milione di euro in soldi fasulli e ammanettato per truffa aggravata, falso e furto i serbi Peter Lazic e Kristian Jovanovic, di 30 e 47 anni. A fine agosto, era stata la collaboratrice di un venditore di bitcoin a coprire l’inganno e a incastrare un presunto truffatore seriale, già sospettato per alcuni reati finanziari in Svizzera commessi utilizzando vari «alias» e arrestato su disposizione del pm Francesco Cajani. A novembre invece, la fregatura si era materializzata eccome, in in un albergo di via Spallanzani a Porta Venezia: vittima un 34enne australiano, arrivato apposta dall’Oceania per vendere criptovalute per 100mila euro. Solito copione: scambio bitcoin-banconote e successiva scoperta della falsità del denaro, quindi la denuncia ai carabinieri per segnalare l’accaduto.

 

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