Trovato il tesoro del narcotrafficante: un forziere da 15 milioni

Gli scatoloni pieni di denaro erano nascosti dietro un muro della casa del padre

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La parete non presentava segni di alcun tipo, prima che gli uomini della Narcotici la buttassero giù. A testimonianza che quei soldi sono rimasti lì nascosti per due anni e che probabilmente ci sarebbero rimasti ancora a lungo. Era il tesoretto di Francesco Massimiliano Cauchi, quarantaseienne originario della ragusana Scicli ma da tempo residente in viale Abruzzi, uno dei più grossi trafficanti di hashish sulla piazza meneghina, arrestato il 18 settembre del 2018 a Bologna e finito nuovamente in manette il 17 ottobre 2019 a valle di un’indagine della Squadra mobile di Milano: dietro il muro, opera del manovale Carmelo Pennisi, c’erano 28 scatoloni pieni di banconote di vario taglio (compresi diversi pezzi da 500); se è vero che nel primo erano stipati 550mila euro e che gli altri avevano più o meno lo stesso peso, è altamente probabile che il forziere contenesse una somma monstre compresa tra i 14 e i 15 milioni, il sequestro di contanti più imponente mai messo a segno in Italia.

Dopo l’operazione di 8 mesi fa, gli agenti dell’Antidroga, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo, sono andati avanti, proprio a caccia di quella montagna di quattrini che in tanti nell’ambiente criminale sussurravano esistesse e che è stata oggetto pure delle dichiarazioni di un ex socio di Cauchi che ha deciso di collaborare con la giustizia; senza dimenticare le parole della compagna del narcos, intercettata in casa (prima che la rottura di un tubo dell’acqua facesse scoprire la cimice), su quel gruzzolo così ragguardevole da garantire il futuro dei figli "per 6 generazioni". A un certo punto, i poliziotti, coordinati dai pm Francesca Crupi e Adriano Scudieri e dal capo della Dda Alessandra Dolci, hanno avuto l’intuizione decisiva per centrare l’obiettivo: studiare le planimetrie catastali delle abitazioni di famiglia e confrontarle con le dimensioni reali. E così è arrivata la soluzione del caso: quando nell’appartamento di via Casoretto 33 del padre di Massimiliano, il sessantanovenne incensurato Giuseppe, gli agenti si sono accorti che dietro un armadio a sei ante in camera da letto il muro era più avanti di 40 centimetri rispetto alle mappe ufficiali. Martellata dopo martellata, sono venuti fuori gli scatoloni d’oro, che sono stati sanificati e consegnati alla sede locale della Banca d’Italia per il conteggio definitivo; il contenuto verrà distrutto, e il controvalore sarà versato interamente sul Fondo unico giustizia. Finisce così la parabola criminale del narcotrafficante specializzato nell’importazione di hashish dal Marocco con imbarcazioni che facevano la spola con la Liguria: ogni anno ne prendeva almeno tre tonnellate per smistarle poi ai grossisti, in alcuni casi le richieste degli acquirenti hanno fatto lievitare il quantitativo a sei. Pagamenti esclusivamente cash, "e questo ci deve interrogare sull’uso di questo denaro e sulla sua circolazione", la riflessione di Dolci. Alla quale il procuratore capo Francesco Greco ne ha aggiunta una sull’annoso dibattito legato all’eccessiva circolazione del contante a scapito di altri tipi di pagamenti più tracciabili, rilanciando poi l’allarme della Dia sulle amplissime disponibilità finanziarie della criminalità organizzata e sul pericolo che, strangolati dall’emergenza Covid, commercianti e imprenditori possano cedere le loro attività ai clan a prezzi stracciati.

Pure Cauchi, arrestato come il padre e il muratore di fiducia (lo stesso che aveva creato l’intercapedine del box di via Padova in cui erano stati depositati i mille e passa chili di “fumo“ sequestrati a ottobre), pensava a come reinvestire il tesoro, al netto della parte da conservare per una lussuosa “pensione“: dall’ipotesi di far acquistare un ristorante al genitore a quella di utilizzare parte del bottino per acquistare "azioni della Repubblica popolare cinese", seguendo l’esempio di un conoscente della convivente e facendosi aiutare da un tale chiamato "Occhi azzurri". Nicola Palma

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