Scarafaggi e zero manutenzione, il Tribunale affoga nell’incuria

All’interno del palazzo temperature tropicali e mancanza di elettricisti

Immondizia e vecchi scatoloni nei sotterranei del Palazzo di Giustizia di Milano (Ansa)

Immondizia e vecchi scatoloni nei sotterranei del Palazzo di Giustizia di Milano (Ansa)

Milano, 6 agosto 2017 - Agosto, scrivania non ti conosco. Vale per tanti, ma non per tutti. A differenza della maggior parte dei milanesi, alcuni magistrati e cancellieri, sfidando la canicola, lavoreranno per tutto il mese. Nei corridoi del palazzo di giustizia, illuminati da ampie vetrate che di notte devono restare chiuse per ragioni di sicurezza, le temperature percepite sfiorano quelle della giungla tropicale. In giro si vedono poche persone che avanzano a passi lentissimi, sfiancate dalla calura. Anche negli uffici, che per la maggior parte non sono climatizzati, Lucifero si fa sentire. Come rimediare? È praticamente impossibile. Si, perché degli elettricisti in Tribunale a Milano da mesi non se ne vede nemmeno l’ombra.

Da quando, per esigenze di spending review il compito di provvedere alla manutenzione della cittadella della giustizia milanese è passata dal Comune al ministero (com’è accaduto anche per tutti gli altri Tribunali italiani) i tempi per le riparazioni si sono dilatati a dismisura. «La mia stanza è rovente – racconta una cancelliera – così ho fatto richiesta di un ventilatore. Ne è stato trovato uno a pale, che andrebbe benissimo. Peccato però che non si trovi un elettricista per installarlo. Così, se voglio lavorare un po’ più al fresco, devo chiamare un artigiano o comprare un “pinguino’’ a mie spese». Non solo. «Una collega chiede da mesi di sostituire le luci fuori uso dell’archivio dove lavora – prosegue – ma nessuno è andato a cambiarle». Stessa storia anche per quanto riguarda gli idraulici e tutti gli altri addetti alla manutenzione.

Ma i problemi non finiscono qui. Per entrare in molte stanze serve una tessera magnetica, in dotazione solo a magistrati, personale amministrativo e polizia giudiziaria. «Se il sistema si dovesse rompere e uno di noi restasse chiuso dentro, che cosa dovremmo fare?», si chiedono in molti. «Una volta scaduti i bandi con i fornitori di cui si serviva il Comune, che lavoravano qui da anni – raccontano – pare che ancora non siano stato individuato chi dovrà prendere il loro posto». Negli uffici, poi, non è raro trovare scarafaggi che scorrazzano tra scrivanie, faldoni e carte dei processi. Da quanto racconta chi in Tribunale ci lavora, infatti, quest’anno non sarebbe stata nemmeno fatta la disinfestazione.

Quello di Milano non è l’unico palazzo di giustizia dove il cambio di gestione si è fatto sentire e non certo in positivo. A luglio a Bari, ad esempio, per le temperature record toccate nelle aule, dove i condizionatori erano in black out, avvocati, pubblici ministeri e giudici sono stati autorizzati a non indossare la toga. Anche la giunta distrettuale barese della Anm ha preso posizione definendo incettabile «il continuo peggioramento delle condizioni generali degli uffici distrettuali per l’assenza di una politica ministeriale attenta». E non è andata bene nemmeno a Ivrea, dove il nuovo Tribunale, inaugurato nel 2015, avrebbe già bisogno di lavori: se piove il tetto diventa una piscina e il sistema di sicurezza non è dei migliori.

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