Treno deragliato a Pioltello, piove nel deposito delle prove

L’acqua cade dal tetto dell’hangar e finisce sui resti

Il treno deragliato a Pioltello il 25 gennaio

Il treno deragliato a Pioltello il 25 gennaio

Milano, 17 aprile 2018 - Mancava solo la pioggia sui binari. E invece ha piovuto davvero su quel che resta della tragedia del treno Cremona- Milano deragliato a Pioltello. Pioggia copiosa sulle prove del disastro ferroviario che il 25 gennaio scorso causò la morte di tre donne e il ferimento di altri 46 viaggiatori, con il rischio che il materiale d’inchiesta sia irreparabilmente danneggiato e l’urgenza di trovare un altro luogo dove trasferire il salvato e il salvabile. Ieri sera le telecamere del Tg3 hanno documentato come è apparso l’interno del capannone dello scalo Greco messo a disposizione a suo tempo da Rfi (Rete ferroviaria italian) dove sono conservati i tratti di binario sequestrati dopo l’incidente. Nel video trasmesso dalla Rai, la situazione verificata giovedì scorso dai magistrati che seguono l’inchiesta durante un sopralluogo. Nelle immagini, i binari coperti da un telo di plastica nero, presentavano già pesanti accumuli di acqua. Tutta colpa delle incredibili infiltrazioni di acqua piovana provenienti dal tetto ma che avevano lasciato pesanti tracce di umidità sull’intera struttura muraria del capannone.

Poi ha ricominciato a piovere davanti agli occhi increduli degli inquirenti, che a qual punto hanno dovuto necessariamente controllare tutto il materiale sotto i teli, finendo per prendere atto che l’acqua si era infiltrata un po’ dappertutto. Secondo un consulente della Procura alcuni tratti presentavano «evidenti segni di ossidazione recente», ovvero ruggine. La Procura sta cercando perciò un nuovo luogo in cui stoccare il materiale sequestrato anche se l’operazione potrebbe richiedere diverse migliaia di euro. Un disguido sulle cui responsabilità la magistratura non potrà fare a meno di avviare accertamenti, ma che rende in primo luogo urgente la necessità di individuare un nuovo hangar all’interno del quale trasferire i reperti. Il lavoro di periti e consulenti incaricati dalla Procura e dalle altre parti coinvolte di trovare una spiegazione per il disastro dello scorso gennaio non è infatti ancora concluso.

In realtà sarebbe ormai vicina la scadenza dei tre mesi chiesti dagli esperti per poter completare il lavoro. Ma sembra probabile, a questo punto, che i termini possano essere prorogati anche se paiono esserci pochi dubbi sul fatto che la causa del disastro sarebbe nelle condizioni del «punto zero», il tratto di rotaia a circa 800 metri dalla stazione, dove il binario perse letteralmente un pezzo - di 23 centimetri - proiettato a venti metri di distanza sotto la pressione della ruota del convoglio al suo passaggio, provocando il deragliamento della quarta e della terza carrozza. SEI delle otto persone finora indagate dalla Procura per disastro colposo e omicidio colposo plurimo appartengono a Rfi, responsabile della manutenzione dei binari: l’a.d. Maurizio Gentile e il direttore di produzione Umberto Lebruto, insieme a quattro tecnici che da quest’ultimo dipendono. Gli ultimi due sotto inchiesta sono invece l’ad Cinzia Farisè e il direttore operativo Alberto Minoia di Trenord, la società responsabile dei convogli.

mario.consani@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro