Treno deragliato a Pioltello, il prezzo della tragedia

Definiti i risarcimenti alle famiglie delle tre vittime

Il disastro ferroviario di Pioltello

Il disastro ferroviario di Pioltello

Milano, 30 luglio 2019 - I primi risarcimenti sono stati definiti. A un anno e mezzo dalla tragedia di Pioltello - il treno dei pendolari deragliato per colpa di un binario rotto - le famiglie delle tre passeggere morte a seguito dello schianto di una carrozza contro un palo della luce hanno già ricevuto denaro dall’assicurazione per conto di Rfi e Trenord, le società responsabili della manutenzione della rete ferroviaria italiana e dei convogli lombardi.

C’è riserbo sull’entità esatta della cifra, pari ad alcune centinaia di migliaia di euro. Discorso diverso per la cinquantina di passeggeri rimasti feriti anche in modo grave: con alcuni di loro le trattattive proseguono. Nel frattempo si avvia alla chiusura l’indagine giudiziaria, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che però a questo punto ormai solo dopo la pausa estiva arriverà formalmente al deposito degli atti in vista del processo. Undici sono al momento gli indagati. Agli otto originari - i vertici Rfi e Trenord più quattro tecnici Rfi settore manutenzione - si sono aggiunti da non molto tre nuovi nomi di dirigenti sempre Rfi: il responsabile della direzione territoriale milanese, il capo dell’ufficio programmazione e controllo linee e il responsabile della diagnostica. I reati ipotizzati sono gli stessi per tutti: disastro, omicidio plurimo e lesioni colposi. Gli ultimi indagati dovranno rispondere in particolare dei ritardi legati alla mancata sostituzione della parte di rotaia usurata, in corrispondenza di un giunto che univa i binari ed era malmesso da mesi. Si finì invece per infilare lì sotto una semplice zeppa “tampone” in legno, rimandando la sostituzione all’aprile dell’anno successivo. Peccato che il treno deragliò a gennaio. Sullo sfondo, l’ipotesi degli investigatori riguardo al fatto che, pur consapevoli del rischio, i vertici Rfi abbiano ritardato l’intervento per una serie di difficoltà che i lavori avrebbero comportato per il gestore della rete: blocco del traffico, indizione di un bando d’appalto, spese rilevanti.

D'altra parte, dopo i risultati della maxi-consulenza tecnica disposta dalla Procura e affidata a un pool di esperti, non ci sono più dubbi che il disastro del Cremona-Milano sia avvenuto quella fredda mattina d’inverno solo perché un pezzo di 23 centimetri di rotaia si staccò dal binario usurato. E d’altronde nessuna possibile concausa della tragedia è mai emersa: in particolare sono risultati “assolti” sia i carrelli sia le ruote delle carrozze del treno coinvolte nel deragliamento. Prima della formale chiusura delle indagini, ai magistrati non resta dunque che definire con precisione i ruoli dei diversi indagati e di conseguenza la loro responsabilità. È anche possibile, perciò, che per Cinzia Farisè e Alberto Minoia, ex ad ed ex direttore operativo di Trenord, la Procura chieda l’archiviazione visto che la manutenzione del convoglio è risultata regolare.

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