Treno deragliato a Pioltello, il capotreno: "Vado in pensione, ma non scorderò"

Renato Signorini guidava il convoglio: "Non volevo finisse così"

Treno deragliato tra Segrate e Pioltello

Treno deragliato tra Segrate e Pioltello

Milano, 25 febbraio 2018 - Lo abbiamo già conosciuto, all’indomani del disastro di Pioltello. Un uomo pacato, gentile. Le parole sempre misurate. Un lavoratore ineccepibile che una gelida mattina, incolpevole e inconsapevole, si è trovato a vivere una tragedia. Renato Signorini, cremonese, 58 anni, da 36 nelle ferrovie, è il macchinista del treno 10452 Cremona-Milano.

Signor Signorini, ha ripreso il lavoro? «Ho ripreso. Per il momento non viaggio. Faccio qualcosina in deposito a Cremona. Ci sono un po’ di cose burocratiche. Poi riprenderò. E poi ancora mi pensionerò. Quello che è successo non c’entra. I miei anni li ho fatti. Avevo già deciso e programmato il pensionamento per il mese di giugno. Finisce male. Fra virgolette. Nel senso che è successa questa cosa e il mio lavoro sui treni non termina come avrei desiderato, senza problemi. Ma in fin dei conti sono stato fortunato. Anche qui fra virgolette. Sono stato coinvolto. Nel brutto di quello che c’è stato, è andata bene. Non porto conseguenze fisiche, non ho avuto nessun danno. Ci sono stati morti e feriti. Ci sono persone che hanno sofferto e soffriranno ancora. A me è andata bene. Ci sono genitori che non rivedranno più i figli, figli che non rivedranno le loro mamme. Porterò il ricordo, questo sì».

Come considera quello che è accaduto? «Una tragedia, una sofferenza per tante persone. Sono addolorato per loro. Per me è stato un inconveniente del mio lavoro. Può succedere. Non sono il primo a cui capita. Spero di essere stato l’ultimo. I colleghi mi parlano. Con loro non ho avuto problemi. Anzi. Sento la loro solidarietà. È un bel conforto. Tira su. Meno male che c’è anche questo». 

Adesso come va il morale? «Meglio. Va meglio. Le cose si stanno sistemando, un po’ alla volta. Piano piano, mi sto riprendendo. La cosa è andata così. È passato un mese. Sono cose che non si dimenticano».

Il ricordo di cui parla la spaventa? «Il ricordo di quel momento lì è la cosa che rimane. Nella vita si ricordano tante cose, belle e meno belle. I colleghi lo hanno capito. Mi chiedono come va, come non va, ma evitano di chiedermi qualcosa di quel giorno. Cerco di lasciarmelo alle spalle. Non deve essere che mi segua per il resto della vita. Cerco di lasciarmi quella cosa alle spalle. Spero di riuscirci».

Cosa la sostiene? «Per prima la consapevolezza di sapere che non ho responsabilità. Questo mi aiuta parecchio». <QM>Gabriele Moroni 

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