Treno deragliato a Pioltello, la causa? Nella rotaia e nella sua manutenzione

Con un Frecciarossa sarebbe stata una strage

Il treno deragliato a Pioltello

Il treno deragliato a Pioltello

Pioltello (Milano), 14 febbraio 2018 - Nessuna sorpresa. Le prime analisi condotte dai consulenti tecnici su quello che resta dei binari e dei vagoni del treno Cremona-Milano deragliato a Pioltello il 25 gennaio con tre morti e una cinquantina di feriti, sembrano andare nella direzione che fin dall’inizio è parsa come più credibile: lo stato della rotaia e la sua manutenzione, il «punto zero» con un giunto in cattivo stato e una traversina di legno messa lì sotto e quel pezzo di binario da 23 centimetri che si stacca all’improvviso e finisce proiettato venti metri più in là. Finora, nell’inchiesta affidata ai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, gli indagati per disastro ferroviario colposo e omicidio plurimo colposo sono otto: sei di Rete ferroviaria italiana (Rfi) che ha la responsabilità sulla tratta e due di Trenord, che si occupa dei treni.

L'idea degli addetti ai lavori è che se invece di un convoglio di pendolari fosse transitato in quel momento un Frecciarossa lanciato a 180 chilometri l’ora e con un peso tre volte superiore, sarebbe potuta finire in strage. Come ha confermato la lettura della “scatola nera”, quando è uscito dai binari il convoglio Trenord viaggiava comunque a 140 all’ora, velocità prevista per quel tratto. Oltre ai rilievi tecnici, anche le cento e più testimonianze dei passeggeri già raccolte e valutate dagli inquirenti insistono sullo stesso tasto: il «botto» improvviso - quando il binario cede - e poi la lunga corsa impazzita. Quelli del terzo vagone hanno detto tutti, in pratica, di aver «sentito uno schianto» nel punto dove il treno è deragliato, come se ci fosse «qualcosa, tipo un sasso, sulla rotaia». Chi era in quella carrozza ha spiegato poi che il treno «ha iniziato a sussultare» quando è uscito dal binario e «correva sui sassi» e sbandava. Hanno descritto con sgomento quegli interminabili istanti di «angoscia».

Dall’esame della “scatola nera” è arrivata la certezza che la terza carrozza dopo il deragliamento ha frenato, ma andrà comunque accertato con quale livello di efficienza. Anche chi era sul quarto vagone ha avuto «molta paura» perché ha sentito che il treno si stava «inclinando, come se affondasse», ma poi la carrozza per fortuna si sganciò. Il primo vagone e il quinto rimasero nelle rotaie. La prima carrozza - hanno messo a verbale i testi - «era come frenata, si muoveva a singhiozzo», mentre dall’ultima «si vedevano le scintille». 

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