Treno deragliato a Pioltello, figlia del sindaco di Ricengo: "Costole rotte ma sono viva"

Daniela Sassi era tra i feriti

Daniela Sassi, 38 anni

Daniela Sassi, 38 anni

Milano, 1 febbraio 2018 -  «Sono acciaccata ma viva». Ce lo dice Daniela Sassi, la donna di Ricengo sopravvissuta al terribile deragliamento del treno dei pendolari di giovedì scorso, nei pressi di Pioltello, dove si sono contati tre vittime, quattro feriti in pericolo di vita e 38 feriti più o meno gravi.

Oggi, per ricordare quanto successo il Comitato pendolari cremaschi ha organizzato la giornata Per non dimenticare, chiedendo di fare un percorso in treno con loro e invitando i sindaci a presentarsi con la fascia tricolore. Molte le adesioni, tra le quali quella del candidato governatore Giorgio Gori, che partirà da Crema con il treno delle 7.20, mentre altri saliranno nelle varie stazioni del cremasco che il treno passerà. All’iniziativa sarà presente anche il padre di Daniela, Ernestino, sindaco di Ricengo, che partirà da Crema. «Acciaccata ma viva – racconta Daniela Sassi. – Avevo un polmone collassato e molte costole rotte sulla parte sinistra. Mi hanno operato per sistemare il versamento. Poi avrebbe<WC>ro<WC1> dovuto operarmi alla clavicola, ma il timore di un possibile collasso o di infezioni hanno fatto soprassedere i medici». Il deragliamento è avvenuto dopo un lungo scarrocciamento.

«Sì - ricorda - c’era gente in piedi che cercava di aggrapparsi; altri che si piegavano per contenere l’urto finale, altri che gridavano e cercavano di fuggire, ma non si sa bene dove». E a nessuno è venuto in mente di tirare l’allarme che avrebbe avvertito il macchinista? «No, proprio a nessuno. Ognuno ha cercato il modo migliore di affrontare l’urto. Io alla fine di tutto ho aperto gli occhi e ho visto che ero incastrata nelle lamiere. Ho fatto in tempo a prendere il telefono e a chiamare mio marito.  Poi ho passato il cellulare a una persona che era lì vicino e cercava di aiutarmi. C’era poca luce, erano le sei del mattino».

Un incubo. «Alcune persone mi hanno parzialmente liberato e poi mi sono state vicine fino a quando sono arrivati i vigili del fuoco. E finalmente sono arrivati i soccorsi. «Sì mezz’ora dopo». E la sua  amica Giuseppina Alessandra Pirri non ce l’ha fatta. «Già, ma io non sapevo che fosse  morta. Dopo l’impatto non ho più visto nessuno. Eravamo in cinque o sei incastrati». Quanto ci hanno messo a liberarla? «Pochi minuti. Poi mi hanno messa su una barella e ho pensato: sono fuori. I medici che mi hanno assistita mi hanno tenuto ferma per parecchio tempo prima di portarmi in ospedale».

E solo lì la tragica notizia: «Che  Alessandra era morta l’ho saputo in ospedale, leggendo le notizie dei vari giornali».  Un’amicizia spezzata. «Sì, andavamo in palestra insieme. Ho parlato con i suoi genitori per telefono. Mi dispiace molto per quel che è successo».  Ma bisogna andare avanti. «Adesso spero di uscire presto da qui e tornare a casa dai miei bambini, mio marito e i miei cari. Poi, col tempo, le ferite guariranno. Non tutte, però». 

 

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