Milano, il killer della trans tradito da una ciabatta

L’orma sul pavimento e le telecamere hanno incastrato un bancario. Una finestra semiaperta ha evitato l’esplosione del palazzo

I carabinieri in via Plana 10

I carabinieri in via Plana 10

Milano, 25 luglio 2020 - Prima di scappare , è andato in bagno, si è lavato del sangue di Emmanuel Alves Rabacchi e ha ripulito le suole delle ciabatte. Quindi si è diretto in cucina e ha girato le manopole dei fornelli, per saturare la casa di gas e farla esplodere. Uscito da via Plana 10, ha avuto la freddezza di evitare le telecamere di due istituti di credito per non farsi riprendere mentre raggiungeva la sua Clio, parcheggiata in piazza Firenze. Precauzioni che non sono bastate a Cristian L., impiegato di banca di 42 anni, per allontanare da sé le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova, che ieri all’alba lo hanno fermato con l’accusa di aver ucciso lunedì la transessuale brasiliana Manuela con almeno 85 coltellate.

La soluzione-lampo alla quale sono arrivati i militari, guidati dai tenenti colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo e coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Isidoro Palma, si fonda su prove difficili da confutare: dall’impronta della ciabatta Birkenstock trovata sul pavimento alle immagini degli occhi elettronici; dai tabulati telefonici all’auto utilizzata dall’uomo quella mattina. Ripartiamo dalle 14.46 del 20 luglio, quando un’inquilina, preoccupata per il forte odore di gas nella tromba delle scale, contatta l’idraulico dello stabile, che a sua volta chiama Unareti. L’intervento dei vigili del fuoco inizia alle 15.55: una squadra raggiunge la finestra del secondo piano con un’autoscala e riesce a entrare. I pompieri si accorgono subito che l’abitazione è piena di gas, chiudono i fornelli e aprono le finestre.

Poi la tragica scoperta: in camera da letto c’è il corpo martoriato di Manuela. Arrivano i carabinieri della Omicidi e della sezione Indagini scientifiche. Gli specialisti in tuta bianca si concentrano su un piattino nero con tracce di polvere bianca e due cannucce e su quell’orma di ciabatta, in corridoio ma non sulle scale né sul pianerottolo: il killer si è lavato. Ha fatto di più, nel tentativo maldestro di cancellare tutto: ha creato le condizioni per uno scoppio che potenzialmente avrebbe potuto buttar giù l’intero edificio, e per fortuna non si è reso conto che la finestra del bagno era socchiusa; una valvola di sfogo decisiva per evitare la strage, reato che comunque gli viene contestato.

Le modalità dell’assassino e il profilo della vittima, che da almeno quattro anni si prostituiva in via Plana, lascia supporre agli investigatori che a compiere il massacro sia stato un cliente legato a Manuela. Il primo a essere sentito è il proprietario di casa, che mostra ai carabinieri l’ultima conversazione su Whatsapp con la trans: si è collegata l’ultima volta alle 8.13. I filmati delle due telecamere dell’edificio fotografano il viavai notturno e immortalano il pusher che alle 5.21 è salito per consegnare a Manuela mezzo grammo di cocaina ("Mi ha pagato solo 25 euro, il resto me l’avrebbe dato in un secondo momento"). Poi nulla fino alle 6.03 e 41 secondi, quando compare un uomo con pantaloncini beige, maglietta blu, ciabatte Birkenstock e uno zainetto. Lo stesso che esce alle 7.49 e 13 secondi, arriva alla Clio, sale a bordo e resta lì fermo per 11 minuti. Alle 8.02, l’utilitaria si muove, salvo poi tornare alle 8.10. Alle 8.12 e 30 secondi, l’uomo rientra in via Plana 10, per uscire nuovamente alle 8.35.

È in quei 23 minuti che avviene l’omicidio, l’ipotesi, considerato che alle 8.13 Manuela era ancora viva. Il killer fa un movimento strano: attraversa la strada a destra e poi taglia nuovamente a sinistra, con l’intento di dribblare gli occhi elettronici di due banche. Quel volto viene mostrato a un’amica della trans: "Sniffavano cocaina insieme e consumavano rapporti sessuali. Ultimamente Manuela mi aveva raccontato che questa persona le doveva dei soldi per delle prestazioni sessuali e per la cocaina che avev ano comprato e consumato. Penso che il debito ammontasse a circa 500 euro. Il cliente le aveva promesso più volte di darle il suo dovuto, ma rimandava sempre, dicendole che aveva perso il lavoro durante il lockdown e che era in difficoltà economica".

L’amica ricorda pure com’era memorizzato sul cellulare: "Cliente Gallarate". Il riscontro decisivo arriva da un numero di telefono, che ritorna sia nella rubrica che tra quelli che hanno contattato più di frequente Manuela: è quello di Cristian L. Dallo screening sulle targhe delle Clio (nelle immagini si vedevano solo le prime due lettere e un numero), i militari arrivano all’auto giusta, intestata alla compagna del bancario (estranea ai fatti e in vacanza in quei giorni). Il cerchio si chiude: gli investigatori vanno a bussare alla porta dell’appartamento, vicino viale Tibaldi: in camera da letto, nascosti, trovano il pugnale e le ciabatte.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro