Trader in carcere ad Abu Dhabi, la moglie: "Il suo silenzio è angosciante"

Salta la telefonata tra Costantino e la moglie Stefania Giudice: "Respinte tutte le richieste, nessuno lo vede dall’8 luglio"

Andrea Costantino con Stefania Giudice, che sta lottando per la sua liberazione

Andrea Costantino con Stefania Giudice, che sta lottabdo per la sua liberazione

Milano - I cinque minuti più importanti della giornata, per Stefania Giudice, sono quelli in cui riesce a parlare con il marito Andrea Costantino. Non è un appuntamento quotidiano, ci sono giorni prefissati nei quali le viene concesso di scambiare qualche battuta.

Al di là del telefono c’è un uomo incarcerato ad Abu Dhabi dal 21 marzo scorso, dopo un arresto avvenuto in un albergo a Dubai in cui stava soggiornando con la moglie e la figlia Agata, di 4 anni. Non c’è ufficialmente un capo d’accusa, non gli è stata data la possibilità di nominare un legale, anche se dall’Italia lavorano al caso l’avvocato Cinzia Fuggetti e ad Abu Dhabi il suo collega Albdel Alqadir Ismail, pur senza aver mai avuto la possibilità di guardare la documentazione.

Ieri, però il telefono di Stefania Giudice non è squillato. "Di solito mi arriva la telefonata di domenica, martedì e giovedì tra le 7.40 e le 8 ora italiana - ci spiega -. Abbiamo con Andrea una conversazione di 5’ quando va bene. Aspettavo la chiamata e il fatto che non sia arrivata mi preoccupa alquanto visto quel che mi ha riferito nell’ultima conversazione".

Si riferisce ai combattimenti tra detenuti... "Certo. Pare che ci sia tra le guardie un capo che organizza il tutto. E temo sia una parte di quel che accade perché non può parlare granché, è tutto registrato. Mi ha detto che è andato in infermeria. Non so cosa sia ulteriormente successo. Il timore è che in qualsiasi momento possa accadere qualcosa. Nessun rappresentante italiano vede Andrea dall’8 luglio, data dell’ultima visita consolare. E siamo a fine agosto. Ogni richiesta, soprattutto quella della risonanza magnetica di controllo per un’operazione fatta in passato, non ha avuto riscontro. Non sappiamo realmente come stia". Qual è il suo stato d’animo verso le istituzioni oggi? "Sono arrabbiatissima. Domenica c’è stato un incontro tra l’ambasciata italiana e il Ministero degli Esteri emiratino. Siamo stati messi a conoscenza la sera prima del fatto che ci sarebbe stato. Lo hanno comunicato via mail e noi non avevamo nemmeno l’opportunità di contattare il legale che lavora per noi sul posto per provare ad intervenire. Non sappiamo chi ha incontrato chi. E le uniche risposte che ci sono state date sono quelle che ascoltiamo da mesi, tra cui il fatto che è un “sensitive case“ per cui non sono possibili visite consolari. Questa risposta che ci è arrivata è il nulla". Come si sta comportando in questi giorni con sua figlia Agata? "Le volte che mia figlia chiede del papà aumentano di numero, a maggior ragione quando sente una telefonata. Mi dice che le manca suo papà, a volte mi chiede se è a lavorare e io le dico che tornerà. È una bambina di 4 anni senza suo padre ed è intelligente. Stare vicino a me è complicato perché percepisce le mie paure e la mia angoscia. Le dedico poco tempo perché sono immersa in questa situazione. La situazione mi addolora e mi sento anche in colpa per lei".  

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