di Simona Ballatore Tre le buste: Petronio, Tacito e Seneca. Incrociano le dita gli studenti del liceo classico Omero, i primi ad avere aperto e chiuso il loro percorso scolastico nelle aule del Russell di Niguarda: "Va bene tutto, ma Tacito no". E invece eccolo lì in agguato, con l’“Agricola“. "Come si fa a passare dal maxi-orale dell’anno scorso a prima e seconda prova con Tacito?", scuotono la testa Giulia e Maxime che si sono fatti forza. "Le sei ore a disposizione le abbiamo utilizzate quasi tutte – racconta Elena –. Di solito per tradurre ne abbiamo due, nelle simulazioni quattro. Non eravamo abituati. Al tema eravamo tutti pronti, può essere un’opportunità per riuscire a esprimere nero su bianco i nostri pensieri. Ma la seconda ci ha colto di sorpresa". Latino e greco in Dad, con le traduzioni a portata di clic e senza la pratica in classe, sono stati difficili per tutti: la sentenza dei classicisti, che chiudono il vocabolario e guardano fiduciosi all’orale. "Il fatto che la seconda prova sia preparata dai docenti è però positivo – sottolinea il presidente della commissione, Giorgio Galanti, preside del Tito Livio –: si tiene conto di quanto è stato fatto durante l’anno e non è un terno al lotto come nella prova di Stato. Vero è che si nota, in generale, la difficoltà nella traduzione. E questo già prima della pandemia. Bisogna riflettere sulla scelta di investire o meno tutte le energie sulla traduzione: o si intensifica la metodologia di insegnamento o si studiano altre strategie didattiche. Non ha senso una prova avulsa dall’esperienza fatta durante l’anno". La seconda era la prova più temuta anche allo scientifico: "Ma tra derivate e problemi è stata fattibile e anche più semplice rispetto alle simulazioni", tira le somme Mattia, col volto disteso e già proiettato ...
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