Tra caro-gas settimana corta ed equilibrismi

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Elena

D’Incerti*

Condivido con molti colleghi la soddisfazione di queste prime ore per l’apparente ritorno a una scuola “normale”: senza mascherine nemiche del labiale e della prossemica, senza distanziamento fisico, senza macchinosi e sfinenti ingressi scaglionati. Non posso però ignorare i problemi che il Covid e le emergenze hanno lasciato sulle spalle della scuola, che continua ad essere l’anello debole delle azioni di governo a livello centrale e locale. L’impressione è che, morta la Dad, non sia rimasta almeno la riflessione sull’insostenibilità della didattica trasmissiva: il fare scuola torna a tre anni fa. Certo, ora si fanno largo altre priorità. La prima è la crisi che interessa molte famigliee molti studenti che negli ultimi due anni sono stati orientati in modo approssimativo per mancanza di tempo, di energie (dal 201920 sono state convogliate alla fatica titanica di tenere aperte le scuole e farle funzionare), di spazi fisici. Però non è accettabile che chi sbaglia la scelta della scuola superiore si trovi da solo o quasi a decidere come e dove ripartire, né che gli venga opposto il rifiuto cui sono costretti alcuni dirigenti che non accolgono studenti, di solito perché hanno classi troppo numerose.

Urge una rete per il riorientamento, se non si vuole rischiare che la piaga della dispersione scolastica si allarghi. Di emergenza in emergenza: in quali modi la scuola deve essere coinvolta in iniziative politiche di risparmio energetico? Settimana corta, certo, che non significa però - come erroneamente ritiene parte dell’opinione pubblica – decurtamento di ore di lezione, ma una rimodulazione del tempo scuola. A patto che sia accompagnata da una didattica funzionale al compattamento delle giornate. E poi, perché no, riunioni online con anticipo delle chiusure pomeridiane degli istituti che con gli equilibrismi di cui abbiamo dato prova negli anni scorsi, salvaguardino un minimo di apertura per le attività extracurricolari (sport, lingue, teatro, cultura, studio assistito). Il trasferimento da remoto di alcune attività dei docenti sarebbe un insegnamento civico impartito ai ragazzi e un contributo alla causa “energia” da parte della scuola. Ma forse bisogna aspettare qualche settimana. Avremo un nuovo governo e un nuovo ministro: sulla carta le promesse di tutti gli schieramenti sono tante.

* Docente liceo Beccaria

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