Tosse, febbri e gastroenteriti in Cina: quegli strani sintomi dopo Shanghai

Tournée della Scala a ottobre, la Cgil ha ricostruito casi di lavoratori con disturbi compatibili col Covid

Alcune delle opere andate sul palcoscenico durante la tournèe della Scala a Shanghai

Alcune delle opere andate sul palcoscenico durante la tournèe della Scala a Shanghai

Milano, 28 maggio 2020 -  All’epoca , quei disturbi gastrointestinali diffusi furono associati alla scarsa qualità del cibo del buffet, tanto che dopo i primi due giorni i lavoratori della Scala in trasferta non si servirono più di quel servizio. Era la fine di ottobre del 2019, e a nessuno sarebbe mai venuto in mente di associare diarrea e nausea a un possibile contagio da Covid-19, visto che le prime informazioni sull’epidemia in Cina hanno iniziato a circolare solo alla fine di dicembre.

Ora, però, quegli episodi vanno riletti alla luce delle nuove informazioni, che hanno retrodatato la comparsa del virus in Estremo Oriente almeno al 17 novembre (primo caso accertato), e potrebbero aprire la strada a una nuova ipotesi, tutta da accertare e da vagliare con estrema cautela: che alcuni dipendenti siano entrati in contatto con il Sars-Cov2 già a Shanghai, considerato che i disturbi gastrointestinali rientrano tra i sintomi dell’infezione (accertati nel 61% dei 278 casi analizzati da uno studio statunitense pubblicato a fine aprile). Partiamo dalle date. Il Piermarini ha inaugurato la nuova Shangyin Opera House della megalopoli da 24 milioni di abitanti in occasione dell’apertura dello Shanghai International Art Festival, con tre rappresentazioni de "La finta giardiniera" il 18, 20 e 22 ottobre con la regia di Frederic Wake-Walker e il complesso barocco dell’orchestra, e altre tre de "Die Zauberflöte" il 21, 23 e 24 ottobre, con la regia di Peter Stein e l’orchestra e il coro dell’Accademia.

In quei giorni , si apprende ora, alcuni degli scaligeri sono stati male: tosse, qualche linea di febbre e diarrea. Una situazione simile a quella vissuta da diversi atleti impegnati nei Giochi mondiali militari di Wuhan, poi diventata epicentro del primo maxi focolaio, che si sono svolti nello stesso periodo, dal 18 al 27 ottobre: sul sito francese Bfmtv , uno sportivo transalpino che ha voluto rimanere anonimo ha raccontato di essersi ammalato con i sintomi del coronavirus (febbre e difficoltà respiratorie), mentre l’ Equipe ha scritto dei pentatleti Elodie Clouvel e Valentin Belaud ("Siamo stati a Wuhan, poi ci siamo ammalati. Un medico militare ci ha detto: penso che l’abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata"). Anche lo schermidore Matteo Tagliariol, olimpionico di spada a Pechino 2008, ha riferito di aver accusato disturbi in Cina e di essere peggiorato in Italia: "Per una settimana sono stato benino, poi ho avuto la febbre altissima". Dopo la sua guarigione, si è ammalato prima il figlio di 2 anni e poi la compagna Martina Batini, fiorettista azzurra. Sono stati proprio questi resoconti a far tornare in mente al segretario milanese Slc-Cgil Paolo Puglisi i malori di fine ottobre, che avevano pure portato a una discussione con l’allora sovrintendente Alexander Pereira sulla presunta qualità scadente delle pietanze servite ai lavoratori in tournée. Il rappresentante sindacale ha iniziato a chiedere a delegati e iscritti scaligeri se qualcuno avesse manifestato altri sintomi al ritorno da Shanghai: "Così è emerso il caso di un lavoratore del teatro che al rientro in Italia sarebbe rimasto a casa in malattia per un mese, alle prese con una brutta broncopolmonite", fa sapere Puglisi. Al Giorno risulta che in seguito si sarebbero ammalati almeno altri quattro parenti, con sintomatologia più o meno grave.

Era Covid-19? Non si può escludere, anche se è impossibile stabilirlo con esattezza a distanza di sette mesi: anche se oggi un test sierologico accertasse che l’uomo ha già sviluppato le IgG (le immunoglobuline che tracciano un contagio antico), non ci sarebbe comunque la certezza dell’infezione a ottobre in Cina, perché potrebbe averla pure contratta da asintomatico nei mesi successivi in Italia. Al momento, quindi, il primo e unico contagiato ufficiale tra i dipendenti del Piermarini resta il corista risultato positivo al tampone a fine febbraio; nel conto vanno inseriti anche il giovane ballerino francese dell’Accademia (altra realtà scaligera impegnata a Shanghai) e il componente della compagnia di canto dell’opera "Salome" e di altri due titoli in calendario in via Filodrammatici prima del lockdown del 23 febbraio.

Tuttavia, i casi sospetti in Cina rappresentano un ulteriore motivo, a parere di Puglisi, per avviare uno screening sierologico su tutti i lavoratori, prima di pensare alla riapertura del teatro: "Si tratta di una misura indispensabile per poter rientrare in sicurezza alla Scala – ragiona il segretario Slc-Cgil – e soprattutto per avere un quadro preciso di quante persone sono entrate in contatto con il virus e hanno sviluppato gli anticorpi". Sarebbe pure l’occasione, aggiunge Puglisi, per compiere una vera e propria indagine epidemiologica su un campione significativo di persone (circa 800), per di più in un settore come lo spettacolo dal vivo dove giocoforza è molto complicato tenere la distanza di sicurezza, soprattutto per quanto riguarda alcune categorie specifiche come ballerini e maestranze.

Al momento , non c’è intesa tra delegati e direzione su questo tipo di approccio, tanto che ieri (come scriviamo nel pezzo di fianco) i sindacati hanno preso posizione con un comunicato in cui si chiede di far ricorso a tutti gli strumenti a disposizione per la tutela dei lavoratori, "ivi compresa la possibilità di sottoporre a test sierologici gratuiti tutti coloro che lo richiederanno".

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