Torre dei Moro, tocca all’esperto di incendi

Dopo un architetto per la verifica della regolarità documentale, la Procura nomina anche un ingegnere per chiarire le cause dell’innesco

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Dopo l’architetto, un ingegnere. La Procura ha scelto il suo secondo consulente, quello che dovrà tentare di risolvere il mistero dell’origine dell’incendio che a fine agosto ha ridotto a torcia incandescente la Torre dei Moro, il grattacielo di 18 piani in via Antonini, al Vigentino.

L’esperto incaricato dal pm Marina Petruzzella è l’ingegner Arnaldo Bagnato, milanese, specializzato in incendi e crolli, che andrà dunque ad affiancare l’architetto Roberto Maccabruni, al quale già nei giorni scorsi il dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano aveva affidato il compito di ricostruire i diversi passaggi della progettazione e realizzazione del palazzo, in particolare la regolarità rispetto a norme e regolamenti edilizi. Martedì i due consulenti dovrebbero incontrare gli inquirenti per fissare i punti salienti della loro indagine. Non potranno, comunque, compiere atti ed esami che non siano ripetibili anche dai consulenti dei futuri indagati (e da quello già incaricato dal condominio, l’ingegner Massimo Bardazza).

Da un lato, infatti, si tratterà di capire come sia stato possibile che un edificio di costruzione recente (2011) sia di fatto andato a fuoco in pochi minuti. Colpa dei pannelli che rivestivano esternamente il palazzo e che erano "altamente infiammabili", come chiunque ha potuto notare dai filmati impressionanti sull’incendio ripresi dai cellulari dei residenti nella zona. Pannelli che non erano di prezioso "alucobond" come indicato nella brochure che a suo tempo pubblicizzava le virtù del grattacielo, ma di materiale meno nobile (e meno costoso) prodotto da un’azienda spagnola che però, anche sul proprio sito, ne sconsiglia l’uso proprio per i grattacieli.

Sull’altro fronte, quello dell’innesco, ormai stabilito (anche con i filmati) che è dal balcone del 15esimo piano che è partito il fumo nero, ed escluso il cortocircuito dal momento che l’elettricità dell’appartamento era stata staccata dall’inquilino settimane prima, alla partenza per le ferie, restano da esplorare le residue possibili spiegazioni: da quella piuttosto fantasiosa dell’ “effetto lente“ scatenato dal sole riflesso su un vetro che avrebbe poi incendiato alcuni rifiuti organici in effetti presenti sul balcone, all’ipotesi del mozzicone di sigaretta lanciato casualmente dai piani superiori, che potrebbe aver avuto proprio l’effetto di innescare il principio di incendio.

Mario Consani

mail: mario.consani@ilgiorno.net

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