Tifoso morto prima di Inter-Napoli, difesa di Piovella al Riesame: "Né omertoso né capo"

Gli avvocati dell'imprenditore-designer 34enne hanno chiesto di rimetterlo in libertà e, in subordine, di concedere i domiciliari

L'agguato tra i tifosi e Marco Piovella, leader della Curva dell'Inter

L'agguato tra i tifosi e Marco Piovella, leader della Curva dell'Inter

Milano,18 gennaio 2019 -  Marco Piovella, l'ultrà dell'Inter detto 'il Rosso' finito in carcere il 31 dicembre scorso per gli scontri tra interisti e napoletani di via Novara del 26 dicembre, "non può essere definito un omertoso, perché per due ore e 25 minuti si è seduto a parlare davanti al gip e non può essere ritenuto il capo perché da lui non è arrivato alcun ordine" sul blitz di Santo Stefano. È quanto hanno sostenuto, in sostanza, i suoi legali, gli avvocato Mirko Perlino e Carlo Melzi D'Eril, davanti ai giudici del Riesame di Milano ai quali hanno chiesto di rimettere in libertà l'imprenditore-designer 34enne e, in subordine, di concedere i domiciliari.

I legali hanno sottolineato che quando Luca Da Ros, altro ultrà arrestato e poi passato ai domiciliari dopo la collaborazione, ha detto che è Piovella che "sposta le gente", non si riferiva all' agguato agli ultras napoletani, ma al suo ruolo di responsabile delle coreografie della curva nord. I due avvocati hanno anche evidenziato che lo stesso Da Ros ha messo a verbale che, quando gli ultras nerazzurri si mossero dal pub 'Cartoons' a via Novara, "tutti dissero 'andiamo' e non fu un ordine impartito da Piovella". Il fatto, poi, di aver parlato nell'interrogatorio davanti al gip "solo dell'incidente", ossia dell'investimento di Daniele Belardinelli che poi morì in ospedale, e di essersi avvalso della facoltà di non rispondere sugli altri punti dell'inchiesta "non è omertà, ma diritto di difesa". 

A parlare di omertà era stato il gip Guido Salvini. Nell'ordinanza di conferma del carcere del 7 gennaio, il gip scriveva che Piovella "ha seguito la regola dell'omertà" propria di alcuni settori del tifo organizzato "che ne uscirebbe certamente rafforzata se egli fosse scarcerato provocando ostacoli ancora maggiori all'accertamento della verita'".  "Piovella - aveva aggiunto il magistrato - non solo non ha fornito indicazioni sugli altri partecipi ma non ha nemmeno descritto i suoi movimenti e il suo personale comportamento quel giorno".  "Nel corso dei suoi interrogatori - aveva spiegato il gip nel provvedimento lungo 3 pagine - Piovella, ormai raggiunto dalle chiare indicazioni di Da Ros, si è limitato a confessare la sua presenza all'attacco rifiutandosi, nonostante le sollecitazioni, di fornire spiegazioni in merito alla preparazione e organizzazione dell'attacco e anche rifiutandosi di fornire qualsiasi ricostruzione della dinamica dei fatti che avevano visto tra l'altro l'appuntamento anticipato in via Fratelli Zoia delle armi che dovevano servire a chi vi sarebbe giunto e il confluire sul luogo di una trentina di francesi del Nizza". Secondo il giudice, Piovella "si e' limitato a descrivere quello che aveva visto della morte di Belardinelli, non l'investimento della vittima, ma i momenti immediatamente successivi sino a quando egli lo ha soccorso in via Fratelli Zoia". Una scelta, quella di non parlare, che per il magistrato va fatta risalire "al suo ruolo di essere uno dei capi di tali realtà organizzate".

Per la difesa di Piovella, inoltre, non ci sono le esigenze cautelari che giustificano il carcere per 'il Rosso', perché "non c'è pericolo di reiterazione del reato, e men che meno coi domiciliari, perché si è trattato di un singolo episodio e lui è incensurato". Riguardo al pericolo di inquinamento probatorio, poi, "stiamo parlando di fatti avvenuti 20 giorni fa per i quali in 4 sono stati arrestati e 196 persone sono ancora libere e non capiamo allora in che modo lui possa indirizzare 196 persone che sono libere già da quel giorno". All'udienza ha preso parte anche il procuratore aggiunto Letizia Mannella che ha prodotto alcuni documenti tra cui l'analisi delle celle telefoniche, dalle quali emerge anche, come già raccontato dallo stesso Piovella, che il giorno di Natale lui era a Varese a casa di Belardinelli. La difesa, infine, dopo la richiesta al Riesame di revoca dell'ordinanza d'arresto, impugnerà già domani anche l'ordinanza con cui il gip ha detto no ai domiciliari.

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