Terroristi fuggiti in Francia, la beffa. Altri tre se la cavano: pene estinte

Il ministro Marta Cartabia chiederà l’estradizione per i protetti dalla “dottrina Mitterrand“. Ma le condanne vanno espiate al massimo entro 30 anni

Marta Cartabia ha annunciato la richiesta di estradizione

Marta Cartabia ha annunciato la richiesta di estradizione

Milano - Tempo scaduto per altri tre. Si riparla dei terroristi scappati in Francia negli anni di piombo, la ministra della Giustizia Marta Cartabia torna a chiederne l’estradizione, ma gli anni scorrono inesorabili e le pene si estinguono: vanno scontate al più tardi entro trent’anni dalla condanna definitiva, dice il codice. Eccetto per chi ha incassato l’ergastolo, che non si cancella mai. E così l’elenco di nomi per la possibile riconsegna all’Italia si assottiglia sempre più. Del resto sono passati decenni da quando per un’assurda concezione della lotta politica c’era chi sparava e uccideva. Tra i nomi più recenti di “estradabili“ cancellati dall’inesorabile scorrere del tempo ci sono quelli di due complici di Cesare Battisti, l’esponente dei Pac, Proletari armati per il comunismo, che in virtù dei suoi ergastoli collezionati per quattro omicidi venne espulso dalla Bolivia due anni fa e ora è in carcere.

Nessun rischio corrono più invece Luigi Bergamin, condannato a 17 anni e 11 mesi in concorso con Battisti per l’omicidio del macellaio mestrino Lino Sabbadin, che in Francia venne anche arrestato verso la fine degli anni ’80 ma di lì a poco liberato e non estradato in base alla “dottrina Mitterrand”, dal nome del presidente socialista che si dimostrò fin dall’inizio ospitale con i fuggiaschi. Pena già estinta per lui. E così anche per Paola Filippi, padovana oggi 68enne, scappata Oltralpe nell’82, condannata in via definitiva nel ’91 a 20 anni e 11 mesi per concorso morale in uno degli omicidi di cui risponde il solito Battisti, quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, 25 anni, ucciso sotto casa della fidanzata nel quartiere milanese della Barona nell’aprile del ’79.

Naturalizzata francese per matrimonio, in questi anni Filippi avrebbe fatto l’interprete e l’aiuto psicologa in alcuni ospedali. Anche lei non rischia più la riconsegna. Il terzo nome che può essere ormai dimenticato dalla giustizia è quello di Ermenegildo Marinelli, brianzolo 64enne, ex membro non di spicco dei Comitati comunisti rivoluzionari (Co.co.ri.), scappato in Francia nella cittadina di Vincennes dove avrebbe aperto una società che si occupava di commercio all’ingrosso, prima di ritirarsi dall’attività. Nel febbraio del lontanissimo 1979, durante una tentata rapina nella filiale della Banca agricola milanese di Barzanò, nel Lecchese, venne uccisa la guardia giurata Rosario Scalia, un ex bracciante salito dal profondo sud e freddato a colpi di pistola. Scalia quando venne crivellato di colpi non aveva a nemmeno 27 anni e lasciò la giovane moglie Agata e due bimbi piccoli: Francesca, otto anni, e Sebastiano, appena tre. Tra i condannati (a 19 anni e 8 mesi) per quell’omicidio ci fu anche Marinelli, ormai impunito. Discorso diverso per Sergio Tornaghi, 62 anni, milanese, ex brigatista della colonna Walter Alasia condannato in contumacia all’ergastolo (pena che non può estinguersi) per concorso in otto omicidi tra cui quelli del direttore del personale della “Magneti Marelli’’ Renato Briano, ucciso il 12 novembre ’80, del dirigente della “Falck’’ Manfredo Mazzanti (28 novembre ’80) e del direttore sanitario del Policlinico Luigi Marangoni, freddato il 17 febbraio 1981. Estradabile ( fino al 2026) è invece Raffaele Ventura, tra i responsabili dell’omicidio del vice brigadiere Antonino Custra nel maggio del ’77 in via De Amicis a Milano, ma processato solo molti anni più tardi. E poi c’è il fuoriuscito più noto di tutti, Giorgio Pietrostefani, l’ex di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere (scontati in minima parte) per l’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. È anziano e malato, ma in teoria per lui ci sarebbe tempo fino a gennaio 2027.

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