Terrorismo, ora in Siria volano intere famiglie. Così i “soldati” minacciano l’Italia

Foreign fighters, il caso di Lecco modello della nuova organizzazione

Fatima

Fatima

Milano, 5 luglio 2017 - Un significativo arretramento territoriale del cosiddetto Stato islamico in più scenari. Di conseguenza, maggiori difficoltà nell’organizzare la partenza di Foreign Fighters nell’area siriano-irakena. È un primo profilo di novità che la relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, esaminando il periodo 1° luglio 2015-30 giugno 2016, individua nel capitolo dedicato al terrorismo islamico, coordinato dal procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, con la collaborazione del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. A questo si accompagna un secondo nuovo profilo, preoccupante, legato alle «indicazioni di carattere generale provenienti dai vertici dell’organizzazione terroristica a colpire all’interno dei territori dei Paesi occidentali». Indicazioni di colpire che provengono da figure di arruolatori/reclutatori che dimostrano così di avere ampliato i loro compiti e assunto nuove responsabilità.

Viene ritenuta emblematica la partenza dall’Italia (da Bulciago, nel Lecchese) di una intera famiglia, composta dal cittadino marocchino radicalizzato Mohamed Koraichi, dalla moglie italiana convertita Alice Brignoli, da tre figli piccoli (6, 4 e 2 anni). Il distacco dall’Italia è avvenuto il 21 febbraio 2015. Una volta raggiunto il nuovo territorio, il capofamiglia ha svolto addestramento militare. Fin qui una vicenda coerente le due principali caratterisiche del primo periodo di operatività dall’organizzazione terroristica: la capacità attrattiva esercitata anche su donne e interi nuclei familiari; l’addestramento militare una volta raggiunta la meta. Alla figura di Koraichi è collegato «il profilo di maggiore interesse e di maggiore allarme per il nostro Paese». «Koraichi ha infatti svolto dalla Siria azione di arruolamento/reclutamento nei confronti di altre persone presenti sul territorio dello Stato italiano, autorizzandole a raggiungere l’organizzazione terroristica, ma cercando soprattutto - anche con il concorso di ulteriori membri della stessa organizzazione - di determinarle a compiere azioni violente direttamente all’interno del nostro paese, attraverso la commissione di attentati, secondo l’indicazione generale proveniente dai vertici dell’Isis».

Per il Dna è questo l’aspetto più inedito: da un reclutatore «viene data specifica indicazione di colpire all’interno del nostro Paese». Le relazione riporta alcuni messaggi con l’invito ad agire all’interno del Paesi occidentali. «Giuro - è il testo di uno -, fratello mio Abderraman, giuro giuro che queste operazioni (gli attentati) che fanno questi lupi solitari, è meglio, fratello mio, di 20 mila attacchi, giuro giuro, fratello mio, perché gli fa paura, spavento, li blocca al loro limite e non ce la fanno perché gli infedeli quando li attacchi sopra le loro case, loro non vivranno mai in pace, hai capito? Visto che loro vengono da te e ti attaccano e tu li attacchi, loro il loro Paese è tranquillo che vuole dire vive in pace, in sicurezza, in felicità, però quando li attacchi, un solo attacco così, giuro che li fai tremare, li fai tremare dal profondo, fratello mio, come tu sai, giuro giuro, fratello mio, che queste operazioni, giuro che sono fantastiche, sono il massimo ...». La strage di Berlino del 19 dicembre dello scorso anno e la successiva uccisione di Amis Amri, la mattina del 23 dicembre, a Sesto San Giovanni, «dimostra la particolare attenzione della propaganda del cosiddetto Stato islamico per il nostro Paese». L’Isis ha tempestivamente rivendicato anche i fatti del 23 dicembre come «propria azione terroristica in Italia» e come prosecuzione del terribile attacco di Berlino.

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