Terrorismo, in Siria per la Jihad. Pm chiede 3 anni: "E' seminfermo"

La sentenza è prevista per il prossimo 31 ottobre

Mahmoud Jrad

Mahmoud Jrad

Milano, 23 ottobre 2017 - Una condanna a tre anni di reclusione, al netto dello sconto per il rito abbreviato e per la seminfermità mentale stabilita da una perizia, con altri due anni poi di misura di sicurezza con assegnazione ad una 'casa di cura e custodia' e a fine pena l'espulsione. È la richiesta formulata dal pm di Milano Enrico Pavone nei confronti di Mahmoud Jrad, il 23enne siriano residente a Varese fermato nell'agosto del 2016 mentre, secondo l'accusa, stava organizzando un viaggio per raggiungere la Siria e unirsi alle milizie dell'organizzazione terroristica 'Jabhat Al-Nusra', affiliata ad Al Qaeda. La richiesta del pm antiterrorismo è stata avanzata davanti al gup Ilaria De Magistris e la sentenza è prevista per il prossimo 31 ottobre. 

Jrad era stato fermato nell'ambito di un'indagine della Procura di Genova che coinvolgeva altre persone, tra cui anche il fratello del siriano, tre imam (un albanese e due marocchini) e due marocchini che frequentavano moschee salafite. Il gip genovese, però, aveva disposto l'invio degli atti a Milano. Dagli accertamenti sul suo telefono dopo il fermo, tra l'altro, erano venute a galla una serie di comunicazioni radio che provenivano direttamente dal fronte di guerra ad Aleppo e anche altri documenti ritenuti dagli investigatori "estremamente" significativi: un comunicato ufficiale riconducibile ad Al-Nusra, un file audio contenente un inno al jihad, oltre ad altri numerosi inni dei mujaheddin con l'esaltazione del martirio.

Stando all'inchiesta, Jrad, già entrato clandestinamente in Siria nell'estate 2015, si era poi trasferito a Genova a settembre di quell'anno perché era stato messo alla porta dai suoi genitori, che vivono a Varese e che non accettavano il suo percorso di radicalizzazione. "Ma quale futuro ... questo vuole morire ... questo sta andando a morire", diceva la madre in una delle tante intercettazioni agli atti dell'inchiesta, mentre il padre, irato per i suoi comportamenti, gli diceva: «Vai ... vai a farti esplodere in aria». Il primo agosto 2016, inoltre, era stata intercettata una conversazione via Skype tra Jrad e una persona non identificata, il cui contenuto, stando agli atti delle indagini, conferma "i contatti diretti" tra il giovane e "i mujaheddin" che voleva raggiungere. "I compagni hanno detto che andremo a fare il jihad e poi si torna alle nostre ricchezze", diceva Jrad al fratello in una conversazione intercettata. In carcere poi (oggi era collegato in videoconferenza da Melfi) ha iniziato a manifestare segni di squilibrio psichico e una perizia disposta dal gup ha accertato il vizio parziale di mente.

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