Terrorismo, il gip: siriano fermato resta in carcere. Nel telefono audio di guerra

Mahmoud Jrad, 23 anni, è accusato di volersi unire alle unità combattenti di Al Nusra in Siria. Resta nel carcere di Rossano

Mahmoud Jrad dopo il fermo

Mahmoud Jrad dopo il fermo

Milano, 17 agosto 2016 - Deve restare in carcere Mahmoud Jrad, il siriano di 23 anni fermato a Varese nei giorni scorsi perché sarebbe stato pronto a partire per andare a combattere in Siria con le milizie di Al-Nusra.  Lo ha deciso il presidente dell'ufficio gip di Milano, Aurelio Barazzetta, che ha rinnovato la misura cautelare per il giovane dopo la trasmissione degli atti per competenza territoriale sulla sua posizione da Genova al capoluogo lombardo. Jrad, detenuto nel carcere di Rossano (Cosenza), era stato fermato nell'ambito di un'indagine della Dda di Genova che coinvolge altre persone, tra cui anche il fratello del siriano, tre imam (un albanese e due marocchini) e due marocchini che frequentavano moschee salafite. Il gip di Genova, però, ha trasmesso gli atti alla Dda milanese e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha chiesto la conferma del carcere per Jrad, accusato di essersi arruolato all'interno dell'organizzazione terroristica 'Jabhat Al-Nusra', affiliata ad Al Qaeda, per compiere atti di violenza in Siria. Richiesta accolta dal gip.

"Combattenti restate coperti nella zona di Aleppo dell'est, i nemici stanno colpendo dall'est". "Ci sono due elicotteri con mitragliatrice in arrivo nella zona di Aleppo ... state in guardia". È il contenuto di alcuni file audio che sarebbero stati inviati dal fronte di guerra ad Aleppo, con indicazioni operative per i mujaheddin che combattono nella città siriana, e rintracciati dagli investigatori della Digos nello smartphone di Mahmoud Jrad, indagato per arruolamento con finalità terroristiche in un'inchiesta della Dda di Milano. I messaggi audio trovati nel suo telefono sarebbero, secondo gli investigatori, comunicazioni radio delle milizie di Al-Nusra ad Aleppo. Fra gli altri audio rintracciati dalla Digos, di notevole interesse investigativo, c'è un comunicato ufficiale in lingua araba riconducibile all'organizzazione Jabhat Al-Nusra, un file audio contenente un canzone per il Jihad, altri inni di esaltazione per la morte e la glorificazione dei mujaheddin affiliati all'organizzazione scomparsi durante i combattimenti.

Dalle carte dell'inchiesta emerge anche la ferma contrarietà dei genitori di Jrad, entrambi residenti a Varese, di fronte al percorso di radicalizzazione intrapreso dal figlio. In un'intercettazione ambientale del 31 maggio scorso la madre manifesta al marito tutta la sua preoccupazione per il destino di Mahmoud: "Ma quale futuro... Questo vuole morire, sta andando a morire, vuole morire". Il padre non sa come fermarlo: "Cosa dobbiamo fare noi - risponde alla moglie - tu puoi farlo smettere? Io non credo, neanche io... Lui passa il giorno e la notte sempre a pregare, registra sempre il Corano con la sua voce, sento qualcosa io... ma cosa posso fare io? Mi chiamano certe persone per dirmi fai attenzione a tuo figlio... non sono mica contento io, cerco sempre di dirgli le cose in maniera forte, ma lui non sente niente". Così la madre, preoccupata, suggerisce al marito: "Possiamo tenerlo in casa e non farlo uscire... lo rinchiudiamo... lo teniamo rinchiuso qui". Stando alle indagini, doveva essere suo fratello Abdulwareth (a sua volta finito sotto indagine ma non arrestato) ad accompagnare in Siria Mahmoudb Jrad. Che - sospettano gli investigatori - voleva farsi saltare in aria in un attentato suicida. Significativa a questo proposito la conversazione tra i due intercettata dagli inquirenti il 28 aprile scorso. Mahmoud dice a Abdulwareth: "Abbi fiducia in dio fratello, il problema non sono le frontiere... se dio vuole tutto andrà bene... non c'è potere al di fuori del potere di dio! Hai la macchina, i documenti sono a posto, i tuoi documenti sono a posto e anche tu devi sentire solo le parole di dio".

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