Terrorismo a Milano, militare ferito a colpi di forbici: il pm chiede 14 anni

L'assalto al grido di 'Allah akbar'. Per la Procura si tratta di lupi solitari come a Vienna e Nizza

Militari in piazza Duca d'Aosta (Newpress)

Militari in piazza Duca d'Aosta (Newpress)

Milano, 4 novembre 2020 - Il pm di Milano Enrico Pavone ha chiesto una condanna a 14 anni e 3 mesi di carcere per Mahamad Fathe, 25enne yemenita arrestato per tentato omicidio aggravato dalla finalità terroristica per aver colpito alla gola, il 17 settembre 2019, con delle forbici alla stazione Centrale, gridando Allah akbar', un militare in servizio per l'operazione 'strade sicure', che se l'era cavata solo con lievi ferite. Il pm ha fatto riferimento anche agli "attacchi di Vienna Nizza" parlando di "lupi solitari", come Fathe, che hanno fini terroristici anche se non collegati ad organizzazioni. La difesa parlerà il 12 novembre, quando arriverà anche la sentenza.

"Qua - ha spiegato il pm davanti ai giudici dell'ottava penale - nessuno gli contesta di essere associato ad organizzazioni terroristiche, perché non è risultato che avesse contatti diretti, ma risponde dell'aggravante perché aveva finalità di terrorismo, ossia di creare panico, spaventare la popolazione e fare paura. Una persona - ha proseguito il pm - che prende una forbice e attacca un militare a caso, gridando più volte 'Allah akbar', vuole colpire lo Stato italiano attraverso in questo caso il tentato omicidio di un appartenente alle forze dell'ordine, la sua condotta punta a spaventare lo Stato perché nessuno deve essere al sicuro, in questa logica. La fortuna - ha aggiunto - ha impedito un epilogo più grave".  Fathe, infatti, "ha colpito una parte vitale, voleva cagionare la morte". 

Una perizia psichiatrica ha accertato che il 25enne, malgrado fosse in quel momento in uno stato di disadattamento, esasperazione ed alienazione, era capace di intendere e di volere. L'uomo da giorni dormiva attorno alla stazione e disse di aver agito contro il caporale Matteo Toia in preda a delle "voci" per morire come un "martire". Nell'ordinanza il gip Natalia Imarisio aveva spiegato che quella di Fathe era stata un'azione pianificata a cui, come lui mise a verbale, stava pensando da tre giorni, dettata dal radicalismo religioso e compiuta con lucidità. 

Gli inquirenti, col capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, avevano anche approfondito un filone investigativo su eventuali contatti del giovane, già segnalato dalla Germania come simpatizzante dell'estremismo, con organizzazioni terroristiche, ma non erano emersi elementi. Per il pm possono essere concesse le attenuanti generiche perché, sebbene non avesse un vizio di mente, era una persona con problemi.

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