Coltello in pugno e ascia in tasca. Bloccato a Milano il terrore della Bovisasca

Via Luther King, il cinquantenne romeno Doru Iften fermato dai ghisa e sottoposto a un Tso al Niguarda. I raid dal 2018 in avanti, con le minacce ai residenti

Coltelli, accetta e cacciavite che Iften aveva con sé ieri.

Coltelli, accetta e cacciavite che Iften aveva con sé ieri.

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Milano - Cataste di tubi a mo’ di mensole. Rifiuti ovunque. Piccioni e topi morti come orrido trofeo di caccia. Fuoco acceso e pentolini per cucinarsi da mangiare. E un’infinita collezione di lame, più o meno grandi. Da qualche tempo, l’area dimessa all’angolo tra via Martin Luther King e via Moneta, sotto il ponte della Bovisasca, è tornata a essere la dimora di fortuna di Doru Iften, cinquantenne romeno che i residenti della zona hanno loro malgrado ribattezzato "il maniaco dei coltelli". Il suo nome è tutt’altro che sconosciuto alle cronache, anzi l’uomo ha fatto parlare di sé a intervalli regolari almeno dal giugno del 2016, quando aggredì due poliziotti delle Volanti che gli avevano appena fatto notare che stava passeggiando nudo al centro di viale Monza.

L’ultimo episodio di una serie che pare infinita è andato in scena attorno alle 10.30 di ieri. In via Moneta si presentano quattro vigili del Comando decentrato 9 e i colleghi del Nucleo emergenza sociale, l’unità specializzata di piazza Beccaria che da un anno e mezzo si occupa proprio di casi di marginalità. I ghisa devono effettuare un sopralluogo, sollecitati dagli esposti dei cittadini su Iften: c’è chi sostiene di averlo incrociato più volte armato, chi racconta di essere scappato dopo averlo visto versare liquido infiammabile sulla sella del suo motorino. Appena i vigili scendono dalle auto, si avvicinano due ragazzi:

"È appena entrato dentro", dicono indicando proprio l’area dismessa. Iften è lì, con un coltellaccio in pugno. Alcuni agenti lo distraggono, gli altri lo aggirano dopo aver rotto il catenaccio del recinto e gli saltano addosso, bloccandolo. Addosso, il romeno ha un vero e proprio arsenale: un’ascia nella tasca posteriore dei pantaloni, un cacciavite, un paio di coltelli da cucina e uno a serramanico nei calzini. Parla di Dio, del Vaticano, vaneggia come al solito. Dopo aver preso in carico le armi, i ghisa chiamano l’ambulanza per accompagnare Iften al Niguarda, dove verrà sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio.

Certo, visti i precedenti, c’è il fondatissimo rischio che una volta fuori dall’ospedale l’uomo torni alla Bovisasca per riprendere la sua esistenza borderline. A meno che non accetti una proposta, già avanzata dai ghisa: un rientro volontario in Romania, ovviamente col coinvolgimento del consolato e con i documenti in regola per essere seguito anche in patria. Da quanto risulta al Giorno , Iften avrebbe accettato: ora dovrà partire l’iter burocrarico, ma il sì preliminare del diretto interessato è già un importante passo avanti.

Per lui e per il quartiere che terrorizza non da oggi. Gli archivi ci riportano alla mattina del 7 luglio 2018, quando il cinquantenne prende di mira due giardinieri che stanno tagliando l’erba nelle aiuole di via Bovisasca: finisce con un arresto per resistenza a pubblico ufficiale e con un blindato delle Api antiterrorismo dei carabinieri danneggiato dal lancio di un sasso. Il 30 giugno 2020 , rieccolo al solito posto: impugna due coltelli di grosse dimensioni quando i militari gli si parano davanti, sul tetto dello stabile che confina con la solita area abbandonata.

Lui si avventa minaccioso su di loro e prova a colpirli con la fiammata generata da una bomboletta di zinco liquido, tanto che gli uomini del Radiomobile saranno costretti a usare due scariche di taser per metterlo ko. Nel marzo 2021 tocca ai vigili di Zona 9, gli stessi che l’hanno fermato ieri: lo intercettano mentre sta minacciando i passanti con una lama, ma lui scappa come sempre, dando vita a una fuga rocambolesca lungo la massicciata della ferrovia che si conclude in via Assietta.

 

 

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