Milano, tentano di rapire imprenditore: 11 in cella/ VIDEO

Il piano era quello di sequestrare il manager bolognese, di torturarlo con cavi elettrici fino a quando non avesse consegnato 4 milioni

Alcuni frame delle intercettazioni effettuate dagli investigatori

Alcuni frame delle intercettazioni effettuate dagli investigatori

Milano, 13 dicembre 2019 -  «Allora appena sta entrando nel palazzo ci buttiamo da dietro. Tengo il tesserino della Finanza. Poi nella macchina capisce". La squadra di "operai" criminali era pronta a entrare in azione per sequestrare un imprenditore informatico bolognese di 45 anni: avrebbero dovuto intercettarlo mercoledì, vicino al suo ufficio tra la stazione Centrale e corso Buenos Aires, spacciandosi per agenti della Finanza. L’obiettivo era segregarlo in un appartamento in via Acerenza, in zona Bovisa, per poi estorcergli con la forza denaro succhiandolo dai suoi conti correnti, tra un un milione e mezzo e 4 milioni e mezzo di euro, da trasferire su altri conti all’estero. Progetto naufragato grazie ai carabinieri della Compagnia di Corsico che, insieme ai colleghi del Nucleo investigativo di Bologna, hanno arrestato 11 persone nelle province di Milano, Verona e Napoli. Tutti sono gravemente indiziati del delitto di tentato sequestro di persona a scopo estorsivo in concorso.

L’indagine è partita da un’inchiesta per truffe informatiche della procura di Milano. L’idea del rapimento sarebbe nata dalla mente di due persone, fratello e sorella lavoratori nel ramo informatico, che avevano contratto un debito di oltre un milione di euro per investimenti errati. Sono Gi e L.B., di 40 e 30 anni, residenti nel Veronese, che conoscevano la vittima. Avrebbero agito col complice S.G., quarantaduenne di Reggio Emilia, autista di autobus, che sarebbe stato legato pure sentimentalmente alla donna. E si sarebbero avvalsi di "manovalanza" partenopea in odore di camorra, reclutata da G.P., 45enne di Napoli. L’idea era di spartirsi in tre il denaro, versando il 10% al gancio napoletano, più 50mila euro per la squadra di "operai".

Ma il piano, partorito a settembre, non si è mai compiuto: i sequestratori sono stati intercettati a Cinisello. Avevano mazze e taser, le foto della vittima e gli indirizzi. Tra i fermati, anche il cinquantaseienne A.C. di Reggio Emilia, e il trentottenne D.F.o, il "milanese", che avrebbe messo a disposizione l’appartamento e seguito le operazioni telematiche per la sottrazione del denaro. "Dobbiamo fare come nella Casa di Carta", dicevano al telefono i componenti. Si sentivano come i protagonisti della celebre serie tv di Netflix, ognuno aveva un soprannome. Nelle intercettazioni, la vittima viene invece definita Il rigido o Il pacco. Tra le idee, poi abbandonate, c’era quella di addormentare l’uomo con il cloroformio dopo avergli svuotato i conti correnti e di "torturarlo" con dei cavi elettrici.

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