Tentano due truffe dello specchietto In manette fratelli nomadi pregiudicati

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A smascherarli è bastata una perquisizione veloce: in auto auto abbondavano pietre, carta vetrata, fionde e strumenti per creare l’effetto sonoro utile ad amplificare i colpi che a sorpresa sferravano alle macchine di ignari automobilisti per la strada, per poi far credere ai malcapitati di aver causato un danno. Così la polizia non ha avuto dubbi, scovando il “kit” dei due nomadi italiani, fratelli di 31 e 21 anni specializzati nella truffa dello specchietto: mercoledì mattina, dopo il controllo del veicolo, sono stati indagati a piede libero per tentata truffa aggravata e continuata in concorso.

La polizia era a caccia di quell’auto dopo che due automobilisti avevano segnalato di essere stati vittime di tentativi di truffa a distanza ravvicinata: uno avvenuto vicino al cavalcavia del Ghisallo e l’altro in zona Bonola nell’arco della stessa mattinata. Nessuno dei due è caduto in trappola, fiutando la truffa. Ma la segnalazione ha messo in allerta le Volanti e una pattuglia ha intecettato un veicolo sospetto poco prima delle 11 in piazza Kennedy, tra la zona di viale Certosa e il Gallaratese. Così è scattato il controllo.

All’interno del mezzo c’erano i due fratelli nomadi, che risulterebbero residenti all’interno di un campo rom di Milano, i quali, alla domanda su come mai fossero in strada hanno spiegato agli agenti di essere usciti "per la spesa". Peccato che nell’abitacolo non ci fosse nulla a giustificare quella versione, neppure un sacchetto. In compenso tutte le caratteristiche della macchina corrispondevano a quelle descritte dai cittadini che stavano per essere truffati, in particolare gli specchietti "ammaccati". È questo il pezzo forte della truffa, che consiste nel far credere al malcapitato di aver urtato l’auto del truffatore e di aver danneggiato lo specchietto. Chi cade in trappola, preso dai sensi di colpa, si lascia convincere a consegnare alcune decine di euro "per risolvere la faccenda nel modo più breve possibile", incalzato dagli interlocutori. Per rendere credibile l’urto, i truffatori usano pietre, fionde e altri escamotage per aumentare il rumore. In questo modo aumentano le probabilità che l’altro ceda. Gli "strumenti" sono stati trovati dalla polizia. I due fratelli sono stati poi accompagnati in Questura per l’identificazione ed è stato accertato che avessero precedenti per truffe (dello specchietto). Alla fine sono stati denunciati per tentata truffa aggravata e continuata in concorso.

Marianna Vazzana

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