Tempi d’attesa, privati multati per 200mila euro

In un report della Regione il bilancio del primo mese di taglio del Drg per gli interventi oncologici in ritardo (anche negli ospedali pubblici)

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Milano - Oltre 200 mila euro di “multe” rifilate dalla Regione ai privati convenzionati col servizio sanitario lombardo, pari al 2% del loro incasso per gli interventi oncologici con ricovero, solo per il primo mese d’applicazione del “metodo Moratti“ di decurtazione dei Drg, cioè dei rimborsi, alle strutture che non rispettano i tempi stabiliti dal Ministero della Salute in base all’urgenza dell’operazione. Il nuovo sistema ha debuttato in aprile per i ricoveri chirurgici oncologici (basandosi, quindi, sulle richieste d’intervento da febbraio in poi), da questo mese è esteso alle prestazioni di diagnostica per immagini e a settembre lo sarà anche agli interventi di chirurgia non oncologica con ricovero e alle prime visite di specialistica ambulatoriale.

Il metodo prevede, per la prima volta, che le sanzioni non si basino solo sul mancato rispetto dei tempi per una certa percentuale d’interventi, ma anche sul ritardo di una singola prestazione rispetto all’attesa massima per la sua classe d’urgenza (A, B, C, D, da 30 giorni a un anno), con decurtazioni progressive in base ai giorni di sforamento che possono arrivare fino al 50% del rimborso. Le stesse regole valgono sia per le strutture pubbliche che per quelle private convenzionate, tenendo però separati i due “serbatoi“ poiché le somme tagliate verranno redistribuite agli ospedali che rispettano i tempi per più del 90% degli interventi oncologici. Questo primo bilancio trimestrale del “metodo” è contenuto in un report dell’assessorato al Welfare, dove la vicepresidente della Regione Letizia Moratti ha appena costituito anche una task force per la riduzione dei tempi d’attesa, guidata dall’ingegner Francesco Bortolan, direttore dell’Osservatorio epidemiologico regionale.

Nel documento si legge che "l’emanazione con largo anticipo del provvedimento" (a gennaio) ha prodotto "una effettiva riorganizzazione della programmazione delle strutture, che hanno migliorato la loro performance di ricoveri entro soglia nei primi quattro mesi del 2022, passando nel pubblico dal 75 al 78% e nel privato dal 69 all’85%, per un totale di circa 4.400 ricoveri chirurgici oncologici erogati ogni mese entro i tempi, oltre 200 più del 2021, oltre 1.200 più del 2020 (quando l’attività non urgentissima era stata rallentata dal primo impatto devastante del Covid sugli ospedali, ndr) e oltre 300 più del 2019" pre-pandemico.

Nel report si ricorda infatti che i tempi della chirurgia oncologica in Lombardia, dove “vale” circa 70 mila ricoveri all’anno, per oltre il 60% in ospedali pubblici, in aggiunta a oltre 200 mila interventi per patologie diverse dai tumori, erano già in miglioramento: dal 64% di operazioni effettuate entro la soglia massima d’attesa nel 2019 al 65% sull’intero 2020 (nonostante la pandemia) al 77% a fine 2021, per arrivare "all’80% nei primi mesi del 2022". Ad esempio per uno dei tumori più diffusi, quello della mammella, gli ospedali pubblici sono passati dal 75% d’interventi nei tempi lo scorso gennaio all’84% in maggio, e i privati (che ne fanno complessivamente meno, circa 1.200 nei primi quattro mesi del 2022 contro gli oltre duemila del pubblico) addirittura sono balzati dal 68% di gennaio al 93% operati entro il limite d’attesa a maggio.

Potere taumaturgico della “tagliola“ sui Drg, che fa parte di un pacchetto di operazioni avviate dalla Regione per intervenire sul problema delle liste d’attesa per visite ed esami, endemico per la sanità lombarda e aggravato dagli arretrati accumulati in pandemia. Ad esempio l’estensione degli appuntamenti di diagnostica per immagini la sera e nei weekend, che sta riscuotendo successo: "Le agende di prenotazione in questi orari per il mese di luglio sono già riempite per oltre il 50%, superando il 70% nelle province di Milano e Varese. Nel solo mese di maggio sono state erogate oltre 600 risonanze magnetiche, oltre mille Tac e oltre 300 mammografie “aggiuntive“ rispetto alla produzione regionale standard. Le aziende stimano un’erogazione complessiva annua a regime di oltre 36 mila prestazioni" fuori orario che coprirebbe "oltre il 15% del fabbisogno regionale di Tac, risonanze e mammografie".

 

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