Milano, il business nero dei telefoni rigenerati

La polizia in viale Monte Ceneri trova 150 cellulari rubati e 45mila euro

Cellulari

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Milano, 15 aprile 2018 - In vetrina c’erano 150 cellulari rubati, in cassa 45mila euro. La scoperta è avvenuta in un negozio a pochi passi da viale Monte Ceneri specializzato in riparazione e vendita di smartphone usati, come ce ne sono a decine nella zona, a centinaia in città. Il titolare, un egiziano di 40 anni, è stato denunciato per ricettazione: in base a quanto emerso acquistava, “ripuliva” e rivendeva telefoni rubati. A bussare alla sua porta, lunedì 26 marzo, sono stati gli agenti del commissariato di Quarto Oggiaro insieme alle volanti dell’Ufficio di Prevenzione generale che hanno poi passato al setaccio il locale e sequestrato cellulari e soldi. Ora sono in corso gli accertamenti con la collaborazione delle multinazionali produttrici per risalire ai proprietari e restituire la refurtiva.

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Ma il caso fa affiorare il giro d’affari legato ai furti degli smartphone: con i modelli più nuovi il guadagno è di centinaia di euro a dispositivo. Poniamo il caso di un iPhone X: il suo valore di mercato si aggira sui mille euro e, rivendendone uno usato, il negoziante riesce a intascarne almeno 500. Cosa lecita, se il dispositivo è stato portato in negozio dal legittimo proprietario. Ma se il telefono è rubato, tutto cambia. Rapinatori e borseggiatori (che ricevono una percentuale) sono sempre a caccia dei modelli più nuovi. E nella corsa contro il tempo quasi sempre la spuntano i malviventi che riescono a resettare i telefoni in pochissimi minuti. «I più esperti riescono a farlo digitando sequenze di codici sulla tastiera, che conoscono a memoria», spiega un investigatore. Da un lato ci sono la freddezza e la velocità di un “lavoro” che per i professionisti del crimine è routine. Dall’altro, lo spavento e il senso d’impotenza di chi si ritrova senza il suo smartphone, sottrattogli di prepotenza in strada oppure sfilatogli durante un momento di distrazione, e che deve impiegare tempo per recuperare codici, non sempre conservati né a portata di mano, e numeri di emergenza. Se il proprietario non ricorda o ha smarrito il codice Imei (una sequenza di 15 numeri che rappresenta «il numero di telaio» del cellulare) il quale consente di bloccare l’accesso alla rete e rendere impossibile il traffico telefonico, il ladro è in una botte di ferro.

I più esperti tentano pure di alterare il codice Imei. Una volta formattato, il telefono finisce in vendita. E per togliere i sospetti agli ignari acquirenti viene sostituito apparentemente il codice Imei, rimuovendo o cambiando l’etichetta coi numeri (si trova sul dispositivo, nel vano batteria). Nel caso dei 150 smartphone rubati, agli agenti di Quarto Oggiaro è bastato verificare i reali codici Imei, a cui sono risaliti una volta accesi i singoli dispositivi, e confrontarli con quelli riportati sulle etichette applicate: non combaciavano. La prova del nove. Ora l’obiettivo è ritrovare i proprietari.

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