Tecnici ancora tabù? "Chiamiamoli licei"

L’appello-provocazione dei presidi: l’orientamento così non funziona. Iscrizioni concentrate su tre percorsi e indirizzi cruciali non decollano

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di Simona Ballatore

Un concentrato di iscrizioni in tre indirizzi: scientifico (col tradizionale che perde terreno rispetto alle scienze applicate), artistico (la sorpresa dell’anno, che ha raccolto l’8,1% delle domande, passate da 1.280 a 1.520) e scienze umane (che col suo 9% si ferma un solo punto percentuale di distanza dal classico). Mentre è in corso lo smistamento delle domande in eccesso da una scuola all’altra ci si interroga sull’annoso tema: perché gli indirizzi tecnici non decollano ancora? Saranno 37 in meno gli studenti di prima a settembre fra Milano e provincia; 260 in meno tra i banchi dei professionali.

All’istituto tecnico Cattaneo di piazza Vetra i numeri sono in linea con quelli dello scorso anno: una quindicina di domande in più nell’indirizzo di Amministrazione Finanza e Marketing che compensano le domande in meno al “Cat“, l’ex istituto tecnico per geometri. "Che in tempi di bonus edilizi dovrebbe attrarre di più – commenta la preside Maria Rizzuto –. Come rilanciare i tecnici? Partendo dall’orientamento, che così non funziona. Il comitato genitori del Cattaneo sta partecipando alla commissione Istruzione del Municipio 1 e ha già chiesto che si organizzi un campus dell’orientamento, per far conoscere davvero alle famiglie l’offerta tecnica. C’è a Novate, a Milano no. Ogni scuola si muove da sé, ma non basta. Bisogna coinvolgere gli esperti dei diversi settori, investire di più in questo percorso per il bene del Paese. E si deve partire dai prof delle medie". Spesso ancorati a vecchie logiche: bravi al liceo, meno bravi ai professionali. Così si perdono tante professionalità e in seconda e terza superiore ci sono studenti intrappolati nella scuola sbagliata. Lancia una provocazione la preside del Cattaneo: "Inseriamo la parolina ’liceo’ davanti agli indirizzi più tecnici: liceo economico, liceo delle relazioni internazionali, liceo delle tecnologie. Forse alcune famiglie si convincerebbero così. Perché la qualità non è da meno. Facciamo di tutto e di più per valorizzare i tecnici: corsi con i droni, corsi col Politecnico, programmi con le imprese. Lo stesso ragionamento vale per i professionali. Anche noi abbiamo riorientato alcuni studenti nel centro di via Moretti: all’inizio non volevano andarci, poi è piaciuto tantissimo".

"Prima gli istituti tecnici si sceglievano per vocazione – sottolinea anche Michele Monopoli, ex preside del classico Beccaria –, adesso le famiglie si spaventano. Pensano che l’istruzione tecnica sia un rifugio per un’utenza con disagio quando invece negli anni Novanta sono stati il motore del Paese e potrebbero esserlo ancora". Serve un rinnovamento anche per gli altri indirizzi secondo Monopoli: "Le parole innovazione e sperimentazione però spaventano ancora a scuola". Lo si è visto anche con la proposta quadriennale: su 150 classi autorizzate in Lombardia, ne partiranno a settembre si è no una cinquantina. "Ed è un’occasione persa – ricorda Monopoli –. Non significa condensare cinque anni in quattro, altrimenti non funziona. Ma un cambiamento radicale della didattica, dal basso, con una contaminazione di saperi, laboratori". Quei laboratori che potrebbero essere tra le cause del boom dell’artistico: "Il design, l’audiovisivo affascinano e incontrano il bisogno di questi ragazzi – chiude Monopoli – C’è la parola ’liceo’, c’è la contemporaneità. Serve un lavoro tra le scuole per cambiare la rotta. Senza competizione".

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