Scontrini falsi e scatole "farcite": così rubano nei supermarket

Il caso di un ladro che è riuscito a portarsi via 12 televisori in altrettante occasioni diverse

Che siano “d’impulso“, seriali o che agiscano per fame, i ladri nei negozi e in particolare nei supermercati sono una costante. "Ogni giorno è come giocare a guardie e ladri. Ma questo non è un gioco" spiega Michele Conte, che è responsabile del controllo qualità e performance operative di Omnia sicura servizi con sede a Pavia, con oltre 330 dipendenti sparsi sul territorio nazionale che si occupano di servizi di guardiania, portierato e non solo. Negli store, vigilanti “passivi“, non armati.

Occhi aperti lungo il perimetro, vicino alle casse e alle uscite, che se notano anomalie avvisano la security interna del punto vendita. Un deterrente per i taccheggiatori e la prima “barriera“ di contrasto. E se chi ruba escogita sempre modi nuovi per portare via merce senza pagare, chi lotta contro i furti agisce di conseguenza. Anche perché "negli ultimi anni, dalla pandemia in poi, la nostra percezione è che i furti siano aumentati. Se dovessi quantificare l’incremento, direi il 10% in più. In crescita quelli “da fame“, legati certamente all’aumento del costo della vita". A Milano, è notizia dei giorni scorsi, l’inflazione ha raggiunto il 12% e sono aumentati i prezzi anche dei beni essenziali per eccellenza, il pane e l’acqua. "Di solito, chi sottrae merce perché è in difficoltà economica predilige articoli a basso costo, non di prima scelta. Quasi si sentisse in colpa". Diverso il caso dei "ladri d’impulso, che arraffano articoli abbastanza costosi, cercando poi di non pagarli", e quello dei seriali. "Negli ultimi anni – continua Conte, che è stato anche per 23 anni security manager di colossi della grande distribuzione – abbiamo assistito pure all’incremento delle bande organizzate".

Come agiscono? Stando all’esperienza dei vigilanti, ognuno ha il suo compito. C’è chi materialmente gira tra le corsie con il carrello da riempire e chi invece staziona prima dei tornelli, simulando un ingresso “al momento giusto“ per far uscire il complice dall’entrata e non dall’uscita. Un terzo invece controlla che non ci siano occhi indiscreti nei paraggi. "È capitato che venisse rubata merce anche per 3mila euro", continua Bruno Marando, responsabile dell’Ufficio comando con 20 anni di esperienza alle spalle. E generalmente "gli articoli vengono poi rivenduti".

Tra le tattiche utilizzate, quella classica della borsa schermata (con alluminio) non rilevata dai sistemi di allarme. "Le donne sono le più scaltre. Noi osserviamo tanti dettagli, per esempio la spalla su cui è appoggiata può fare la differenza: non sempre la donna che la porta a sinistra è mancina e viene tenuta d’occhio". C’è poi chi sceglie “il farcito“: prende la scatola di un prodotto e la riempie con altro. "È capitato che nello scatolone di una sedia da giardino, da 50 euro, venissero infilati 5 trapani da 200 euro l’uno", racconta Marando. "Caso indimenticabile di qualche anno fa – aggiunge Conte – è quello di un ladro che è riuscito a rubare 12 televisori in altrettante occasioni perché aveva riprodotto uno scontrino identico a quello del negozio e, al controllo, l’acquisto risultava regolare. Lo abbiamo incastrato la tredicesima volta, perché il codice della cassiera riportato sullo scontrino falso non combaciava con la persona di turno". Ci si ingegna, insomma, per difendere la merce. Tra i metodi di contrasto le etichette anti taccheggio, sistemate nelle confezioni, e le custodie in plastica rimosse solo in cassa. Ma ci sono pure postazioni di controllo nascoste da cui si osservano le corsie e i “clienti sospetti“. "Non esiste un vero e proprio profilo del taccheggiatore ma generalmente – conclude Conte – è dai 50 anni in su. Preferisce agire di domenica perché il personale è ridotto, o nelle fasi di apertura e chiusura del negozio".

 

 

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