Lockdown, giù il sipario sulla vita: "Teatro, la resistenza di noi giovani"

Milano, l’idea di Stefano Piccolo e Giotto Boscolo, liceali: scrivere uno spettacolo per uscire dalla sofferenza

Stefano Piccolo, 17 anni, mente del progetto

Stefano Piccolo, 17 anni, mente del progetto

Il sipario è calato il 25 ottobre, con quel Dpcm che annunciava il nuovo stop per quei cinema e teatri che tanto si erano attrezzati per accogliere il pubblico in sicurezza e che hanno chiuso per primi, una manciata di settimane dopo. La data cerchiata in rosso per la nuova stagione – 15 gennaio – sembra allontanarsi. Ancora. Ma c’è chi crede nel teatro, fa teatro e si aggrappa al teatro. Come due compagni di classe, 17 anni, inseparabili dalla prima superiore al liceo classico Gonzaga di Milano. Si sono fatti forza durante il primo lockdown e hanno dato vita a “Libertà contagiata”, pièce teatrale e - in mancanza di palcoscenico - spettacolo itinerante su instagram. Nella loro tournée virtuale hanno “contagiato” altri giovani alleati. Stefano, l’ideatore del progetto, ha cominciato a recitare da bambino e a creare mondi. Ha frequentato un corso al Binario 7 di Monza ed è entrato nella compagnia del Gonzaga. Stavano preparando “Il Ventaglio” di Goldoni quando è stato chiuso tutto. Arte e teatro lo legano all’amico Giotto. Che si è appassionato alla musica a quattro anni e che grazie allo zio ha iniziato a esplorare il mondo del rap. A otto anni ha iniziato a scrivere poesie, trasformate in canzoni. Durante un contest nella scuola ha conosciuto una vocal coach – Dariana Koumanova – che lo ha perso sotto la sua ala. Sono uscite le prime canzoni su spotify, l’ultimo pezzo la scorsa settimana, “Fede”. Sono “orfani“ del teatro e della musica live in questi mesi. «Speriamo finisca tutto al più presto, ma nel frattempo coltiviamo i nostri progetti – sottolineano i due giovani artisti –, Mentre c’era chi investiva il tempo su “Tik Tok” noi abbiamo creato “Libertà contagiata”, una cosa seria, grande. Ci sarebbe piaciuto farla uscire adesso, contiamo di portarla presto a teatro e stiamo cercando qualcuno che ci creda ma, comunque vada, una cosa è certa: ci ha fatto stare meglio».

Milano, 3 gennaio 2021 - Un diario di viaggio. Uno spiraglio di luce durante la quarantena. Lo spettacolo teatrale 'Libertà contagiata' è nato così, nel pieno della pandemia. "Stavo male durante la quarantena, non riuscivo nemmeno a rispondere ai messaggi dei miei compagni su whatsapp; abito a Monza ma studio a Milano, mi sono trovato di colpo fuori dalla mia realtà. I miei genitori sono entrambi medici, girovagavo solo per la stanza, come uno zombie. Tutti parlano ovviamente di ospedali, economia, ma mai di quello che i ragazzi come me stanno provando", confessa Stefano Piccolo, 17 anni, mente del progetto. Che un pomeriggio si è messo al pc e ha iniziato a scrivere i suoi pensieri di getto.

"All’inizio pensavo di dare forma a “Lettere durante il coronavirus”, ma poi mi è venuto in mente Marco Paolini e il suo spettacolo sul Vajont. E ho preso ispirazione per dare voce ai ragazzi come me". Ai quali, in un attimo, è stata spazzata via quella routine fatta di scuola, incontri, amici, passioni. Frequentava anche una ragazza, Stefano, ma la pandemia si è messa di mezzo. "Ero diventato silenzioso, scontroso – racconta –. Scrivere pensando alla cosa che amo di più, il teatro, è stata una svolta. Ma sentivo che mancava qualcosa". Così ha chiamato Giotto Boscolo, rapper emergente e compagno di scuola al liceo classico Gonzaga di Milano. Che ha tradotto in musica emozioni e stati d’animo. "Entrambi stavamo male – ricorda Giotto – mio nonno era in ospedale per il Covid. Stefano mi ha chiamato per spiegarmi la sua idea geniale e dirmi che voleva realizzarla con me. Abbiamo creato una squadra".

Il 15 marzo è nata la prima bozza di “Libertà contagiata”: in tre mesi avevano in mano il copione, mancava il palcoscenico. Così hanno deciso di iniziare a farlo conoscere attraverso i social. E hanno bussato a Sofia Salvi, 23 anni, social manager che studia comunicazione creativa dei beni culturali all’Accademia delle belle arti di Brera. Paolo Grassi, 18enne che studia grafica è diventato direttore artistico del progetto; Federico Paveri, stessa età, al quinto anno del liceo europeo del Gonzaga, secondo attore. È nato uno spettacolo a puntate su Instagram, l’anticamera di quello spettacolo che vogliono portare a teatro e nelle scuole, appena si alzerà il sipario. "È diventato un appuntamento fisso – spiega Stefano –, per mostrare come sono cambiati i nostri stati d’animo durante la quarantena, da quando eravamo scettici, quasi “felici” perché la scuola era chiusa, alla nostra quotidianità stravolta. Perché non siamo quelli dell’aperitivo e della discoteca, la realtà è diversa. “Libertà contagiata” è una testimonianza che vogliamo lasciare, ma anche una grande famiglia". Che è stata anche un’ancora di salvezza nei momenti più bui.

Raccontano e scrivono la follia dell’“Esodo da Milano”, dedicano un testo profondo a una compagna che ha perso il padre per il virus, vestono i panni di un giovane medico nel reparto Covid. E intanto contattano teatri, associazioni e ospedali. "Perché a noi non servono fondi, lo spettacolo avrà un fine benefico". Stefano in persona lo ha fatto conoscere anche alle associazioni di Italiani all’estero, ha portato le pagine di “Libertà contagiata” a Barcellona. La pièce in cerca di palcoscenico si chiude con la “Luna piena” di Giotto. "Un mio sfogo in canzone – racconta il rapper -, la sera in cui l’ho scritta c’era una luna stupenda alla finestra, con un mezzo sorriso. Il giorno dopo ho iniziato a sentirmi meglio, ad apprezzare le piccole cose, mio nonno è poi tornato dall’ospedale. Mi ha portato fortuna. Fare teatro e musica, anche quando è tutto chiuso, ci dà forza, è terapeutico".

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