Task-force di architetti per la scuola "Meno alunni, ma i docenti restano"

Il ministro Bianchi alla Triennale svela il decalogo per la costruzione dei nuovi 195 plessi con il Pnrr. E promette che non ci saranno tagli al personale nonostante il calo demografico ma classi meno affollate

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di Simona Ballatore

Cinquantacinque anni: è l’età media degli edifici scolastici. Da aggiornare. Perché sono vetusti (e la cronaca lo ricorda, a colpi di guasti agli impianti e pannelli crollati), perché spesso non sono più economicamente sostenibili, soprattutto dal punto di vista energetico, ma anche perché ostacolano metodologie didattiche innovative. Ingabbiano. Così se il primo round di restyling coinvolgerà 195 scuole, con un finanziamento da 800 milioni, ai quali il ministro Patrizio Bianchi ne ha annunciati ieri altri 370, per un totale di 1,17 miliardi, da gennaio è al lavoro anche una cabina di regia composta da architetti e pedagogisti che ha redatto le linee guida per “Progettare, costruire e abitare la scuola“. Non sono prescrittive, ma possono essere una bussola, "un catalogo per la ripartenza non solo della scuola ma del Paese", sottolinea il ministro dalla Triennale di Milano, dove è stato mostrato il decalogo, firmato dagli architetti Massimo Alvisi, Sandy Attia, Stefano Boeri, Mario Cucinella, Luisa Ingaramo, Renzo Piano, Cino Zucchi e da Andrea Gavosto e Raffaella Valente di Fondazione Agnelli, dal maestro Franco Lorenzoni e da Carla Morogallo, direttore operativo della Triennale di Milano.

Restano le aule, ma inserite in un ambiente più ampio. Anche i corridoi diventano spazi didattici. Ci sono locali per gli “uffici“ dei docenti, soprattutto in ottica di tempo pieno e spazi che possono adattarsi alle esigenze del futuro. Nella progettazione si tiene conto dei cinque sensi, delle trasparenze, per rendere consapevoli gli alunni del paesaggio di apprendimento. La scuola si apre ai genitori e al quartiere, in particolare al primo piano, con spazi da condividere in orari “extra“ come palestra, mensa e biblioteca. Anche gli arredi non sono neutri, ma devono rispondere a un progetto educativo, connesso. "Stiamo facendo uno straordinario sforzo di unità e di creatività perché il frutto più maturo delle sperimentazioni possa essere di tutti", ha sottolineato il ministro Bianchi, ricordando i progetti da 10 miliardi già messi a bando con il Pnrr e anche la sfida della scuola, che deve fare i conti ora anche con il calo della natalità. "Ragioniamo su 10 anni, siamo un Paese che non fa più bambini, questo è il problema – ha ricordato il ministro –, ma fino al 2026 manterremo il numero di docenti per abbassare il numero degli alunni per classe e per introdurre Scienze motore. E dal 2026-27 tutte le risorse rimarranno comunque nel settore scuola".

Il calo demografico si comincia a vedere anche alle elementari di Milano e provincia. "Avremo circa 2.200 alunni in meno alle primarie, che non si traduce in una riduzione delle classi, anche perché c’è un aumento costante dei ragazzi con disabilità e, di conseguenza, aumenta la richiesta di classi. L’obiettivo poi è tutelare il tempo pieno, che copre il 93% del totale", sottolinea il provveditore Yuri Coppi. Che ricorda i progetti in corso in città: "Stiamo facendo ripartire ’Scuole aperte 2.0’ col Comune di Milano, ci sono accordi sugli arredi innovativi, a settembre è stata consegnata la scuola media Adriano, ci sono altre scuole in cantiere e tra qualche giorno inauguriamo un plesso dell’istituto professionale Vespucci. Un po’ di movimento c’è anche qui ed era ora".

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