"Tanti social e niente sociale così è boom di reati in chat"

L’appello lanciato dal presidente della Corte d’appello Giuseppe Ondei "Revege porn e cyberbullismo ormai sono diventati una vera piaga"

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MILANO

Un monito perché i minori, sempre più spesso dimenticati, tornino ad essere al centro della tutela: "C’è stata una forte disattenzione da parte delle istituzioni, che hanno rivolto lo sguardo soprattutto alle persone anziane, trascurando il fatto che anche i minori rappresentano una fascia debole della società e che la salute non è solo salvarsi dal Covid, ma anche salvaguardia dell’equilibrio psichico". Lo ha denunciato il presidente della Corte d’Appello milanese Giuseppe Ondei (nella foto) nella sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. "L’attenzione purtroppo è stata richiamata - ha aggiunto - solo quando l’esplosione di rabbia collettiva è emersa in fatti di cronaca improvvisamente visibili, come la maxi-rissa del gennaio 2021, che ha visto due gruppi di ragazzi armati di mazze e catene, fronteggiarsi nel Gallaratese". A cui sono seguite "altre maxi risse, organizzate via social che hanno fatto esplodere un disagio sociale represso e ora sempre più evidente". Ondei ha evidenziato quanto abbia inciso il lockdown sui giovani, con conseguenze "devastanti" in un periodo in cui i ragazzi "hanno completamente sostituito il sociale con il “social“". Da qui altri fenomeni come "il cyberbullismo, cyberstalking, il revenge porn, il sexting, gli hate speech, che vedono il minore nel duplice ruolo di autore e vittima". Nel periodo della pandemia "i ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile per maltrattamenti contro familiari nel distretto milanese sono aumentati di oltre il 40%", la "maggior parte di loro ha meno di 15 anni".

E dunque bisogna "intercettare il disagio, accentuato dall’isolamento e dal confinamento imposto dalla pandemia", anche perché sono aumentati pure "i gesti di autolesionismo, accentuati dalle sfide on line come quelle di Tik Tok" e sono "raddoppiati i tentativi di suicidio e anche i suicidi fra i giovani e giovanissimi". Mentre c’è un numero "insufficiente" di "comunità terapeutiche" che possa prendere in carico questi ragazzi fragili con problemi gravissimi, emergenze che le famiglie, da sole, non sono in grado di affrontare senza un supporto. Un appello all’aiuto dei minori lo aveva lanciato anche la presidente del tribunale dei Minori Maria Carla Gatto. "Oltre a rafforzare sempre di più la rete per prevenire e assistere i minori per tempo, l’appello è a investire di più. L’emergenza milanese più urgente è il disagio psichico. In Lombardia non abbiamo strutture e comunità terapeutiche adatte ad affrontarlo. Stiamo facendo tutti un appello per questo - spiega ancora Gatto - ma manchiamo di strutture intermedie tra l’educativo e il terapeutico".

I minori sono affetti da un gravissimo disagio psichico che si sta accentuando a seguito dell’isolamento e lo si vede anche con giochi mortali attraverso le chat. Sotto la lente anche il numero di minori presi in carico dal Comune di Milano: nell’anno della pandemia sono stati 10.617. Fra questi ci sono stati 878 allontanamenti decisi dal Tribunale (tra i quali 560 in comunità e 318 da parenti o altro).

Oltre al disagio ci sono poi i reati compiuti nei confronti dei minori. Il più subdolo degli abusi è quello che commette chi avrebbe il compito di tutelare i minori, invece approfitta della loro ingenuità, del rapporto di confidenza per commettere il peggiore dei reati, le violenze sessuali.

La Lombardia si conferma la regione in cui ci sono il maggior numero di minori vittime di reato: 963, di cui il 62% di sesso femminile. Significa che più di 500 giovanissime donne sono state maltrattate. I reati presi in considerazione dal dipartimento sono di varia natura: pornografia, corruzione, sottrazione di persone incapaci, prostituzione. Anna Giorgi

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