Ricorsi, condanne e trasferimenti: il giudizio è più lento del "Tanko"

Il lungo iter fra corsi e ricorsi degli “indipendentisti“ che 7 anni fa blindarono e armarono una ruspa

La ruspa “blindata“ con piastre d’acciaio e una torretta

La ruspa “blindata“ con piastre d’acciaio e una torretta

Milano, 20 ottobre 2020 -  Un caso finito sul tavolo di cinque giudici, rimbalzato fra Brescia, Rovigo, Roma e Venezia e arrivato ora a un bivio: definitivo proscioglimento per gli imputati oppure via libera a un nuovo processo che potrebbe aprirsi a distanza di sette anni dal blitz che portò al sequestro a Casale di Scodosia, nel Padovano, di una vecchia ruspa agricola ribattezzata “Tanko”, riprendendo il termine coniato per il veicolo usato nell’”invasione” di piazza San Marco nel maggio 1997.

Un mezzo rudimentale, secondo l’accusa "blindato con lamiere ed armato con un cannone in grado di esplodere proiettili", che il gruppo di indipendentisti lombardo veneti avrebbe dovuto utilizzare per un atto dimostrativo. Per la costruzione e la detenzione del Tanko sono arrivate, lo scorso 21 luglio, sette condanne e otto assoluzioni al termine del processo di primo grado a Rovigo. Ancora più lento e accidentato è l’iter del procedimento parallelo con al centro l’accusa di associazione sovversiva, a carico di 45 persone, fra cui l’imprenditore 71enne Roberto Bernardelli, proprietario dell’Hotel dei Cavalieri di Milano ed ex assessore ai Servizi sociali di Milano con il sindaco Pillitteri, e il giornalista Gianluca Marchi, ex direttore della “Padania“. Accuse che, per alcune posizioni più marginali, a breve potrebbero anche andare in prescrizione.

Gli imputati in prima battuta furono mandati a processo dal gup di Brescia, ma la Corte d’Assise rinviò il procedimento a Rovigo per competenza territoriale. Nel corso della nuova udienza preliminare nella città veneta, nel 2018, il pm chiese quindi il rinvio a giudizio di tutti gli imputati accusati della costruzione del Tanko e solo per una parte delle persone sotto accusa per associazione sovversiva. Richiesta accolta per la vicenda del rudimentale “carro armato“ ma respinta, invece, per la presunta costituzione di una associazione sovversiva, perché "il fatto non sussiste". La Procura ha quindi impugnato la sentenza (anche per le posizioni sulle quali era stato chiesto e ottenuto il proscioglimento), e la Cassazione sulla base dell’ultima riforma della giustizia si è dichiarata incompetente e ha rinviato gli atti a Venezia per la decisione. Oggi l’udienza sul ricorso.

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