Tangenti, il cda di Afol chiede lumi sul caso Zingale

L'agenzia è in prima linea nella partita del reddito di cittadinanza

Giuseppe Zingale (NewPress)

Giuseppe Zingale (NewPress)

Milano, 15 maggio 2019 - Una  comunicazione di poche righe rivolta ai dipendenti di Afol Metropolitana, per rassicurarli su «stabilità dell’azienda, assetto organizzativo e operatività» in «ore di turbolenza mediatica» dopo l’inchiesta della Dda di Milano con al centro presunte mazzette, appalti pilotati e infiltrazioni della ’ndrangheta che ha coinvolto il direttore generale Giuseppe Zingale.

Il Consiglio di amministrazione, che si è riunito lo scorso 8 maggio, ha confermato la «piena fiducia e la stima di sempre al direttore», come emerge dalla circolare firmata dal presidente, il magistrato in pensione Mario Donno. Negli uffici il lavoro prosegue come sempre anche se, al di là delle comunicazioni ufficiali, trapela preoccupazione per il terremoto giudiziario in una fase decisiva per l’Agenzia Formazione Orientamento Lavoro che, con i centri per l’impiego, è in prima linea nella partita del reddito di cittadinanza. Performance molto al di sopra della media nazionale, un modello (Afol è un’azienda speciale consortile partecipata dalla Città metropolitana e da 67 Comuni) che funziona. Ma l’inchiesta, spiegano alcuni, anche se non mette in discussione l’operatività «rischia di macchiare, in termini di reputazione, tutto il lavoro svolto in questi anni».

Il Cda, che tornerà a riunirsi nei prossimi giorni, avrebbe chiesto un parere all’avvocatura sulla posizione di Zingale, dipendente della Città metropolitana in aspettativa distaccato ad Afol, anche nell’ipotesi di un diverso incarico, dietro le quinte, in attesa degli sviluppi giudiziari. Nei suoi confronti è stato disposto l’obbligo di firma: è accusato di istigazione alla corruzione del governatore Attilio Fontana in quanto, secondo la Procura, avrebbe proposto nell’aprile 2018 a Fontana «consulenze onerose in favore di Luca Marsico (ex socio di studio del governatore, ndr) in cambio» della sua nomina, mai avvenuta, alla «direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione». Lui, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha spiegato che l’intenzione non era quella di «fare uno scambio» ma solo «dare una mano a una persona che conosco da anni e stimo», Luca Marsico. C’è poi il capitolo di una consulenza assegnata a una avvocatessa vicina all’europarlamentare di Fi Lara Comi.

«In attesa che l’inchiesta faccia il proprio corso - spiega la consigliera metropolitana con delega al Lavoro Elena Buscemi - la nostra attenzione si concentra nel garantire il funzionamento dei servizi per i cittadini». Il segretario generale della Cgil di Milano, Massimo Bonini, esprime «preoccupazione», anche perché «Afol ha un ruolo importante, punto di incontro fra domanda ed offerta di lavoro, che oggi ha un ulteriore compito da quando è stato introdotto il reddito di cittadinanza». Per il segretario generale della Cisl di Milano, Carlo Gerla, «è ancora presto per dare giudizi» anche se «il meccanismo che è emerso dall’inchiesta è grave». Sulla stessa linea il segretario della Uil Milano e Lombardia, Danilo Margaritella: «Una situazione che ci riporta a epoche passate, spero che si faccia chiarezza il prima possibile, anche perché Afol ha un ruolo importante». E il segretario generale Fp Cgil Milano, Natale Cremonesi, chiede «trasparenza e garanzie sull’efficienza dei servizi», in attesa delle future decisioni del Cda. Il gip, intanto, ha respinto la richiesta di revoca dell’obbligo di firma presentata dal legale di Zingale: le spiegazioni del dg non sono state ritenute credibili.

 

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